Clamorosa rivelazione in merito all’uccisione di Attilio Manca, il medico personale del boss Bernardo Provenzano. Un importante periodico di settore ha infatti ricostruito l’intercettazione della Procura di Roma nella quale si sente la cerchia del latitante esprimere disprezzo verso Manca, al quale “andava fatta una doccia”.
L’episodio risale 2003, pochi mesi prima della morte del dottore avvenuta nel febbraio 2004, e sarebbe frutto di un meticoloso lavoro dei procuratori romani. Questi ultimi avrebbero piazzato delle microspie all’interno di una masseria dove Provenzano era solito nascondersi.
18 anni dopo la svolta sul medico di Provenzano, Attilio Manca
La prima cosa che viene da chiedersi è da dove derivi tutto questo odio. Ebbene, Attilio Manca aveva negato a Bernardo Provenzano l’ok all’intervento chirurgico per eliminare il tumore alla prostata che affliggeva da qualche tempo il boss.
Sulla sua morte non c’erano indizi precisi che lo collegassero direttamente all ex latitante, tuttavia una prova così limpida potrebbe riaprire ufficialmente le indagini. Secondo il referto autoptico, l’urologo morì a Viterbo dopo aver assunto quantità importanti di eroina legate a uno psicofarmaco. La famiglia ha sempre insistito che la dose non fosse stata somministrata in modo indipendente ma sotto tortura.
Alla diffusione della notizia sui media, la madre del medico evoca paragoni da brividi:
“Rabbrividisco, come quando vidi le foto del cadavere di Attilio. Non ho potuto fare a meno di pensare all’Olocausto, quando gli ebrei internati, con la scusa di “fare la doccia”, finivano nelle camere a gas. Attilio è vittima della stessa crudeltà. Il pensiero che questa intercettazione risalga al 2003 e che la Procura di Roma non ne abbia mai fatto uso mi toglie il sonno“.
“Attilio programmava il suo futuro in quel periodo, era destinata a una carriera di successo. In realtà era un morto che camminava, veniva seguito, spiato, per pianificare il suo omicidio. Ora è arrivato il momento di liberare la memoria di Attilio dal fango che persone indegne, anche in sedi istituzionali, hanno riversato su di lui in questi anni. Non molleremo finché non avremo verità e giustizia“.
Il legale della famiglia manca chiede di riaprire il caso
Non mostra grandi sorprese il legale della famiglia Manca, Fabio Repici. Dal suo punto di vista, lo Stato non ha mai fatto abbastanza per tutelare i diritti dell’urologo, senza dare spiegazioni di alcune falle evidenti.
“Ora non ci sono più alibi, attendiamo l’appuntamento con la Procura di Roma per consegnare una denuncia. La verità sul caso Manca è ancora nascosta tra archivi giudiziari sotto tonnellate di polvere, protetta dagli organi istituzionali. È arrivato il momento di dissotterrarla“.