Si attendeva il via libera di Vladimir Putin, il quale ha sbloccato definitivamente i porti occupati lungo il Mar Nero per sbloccare il grano di provenienza ucraina. Un’azione che ha immediata ripercussione sui listini, con Coldiretti che certifica un calo del prezzo del grano sulla borsa del Chicago Board of Trade. Nel report, la stessa associazione fa leva sul tema della speculazione legato al settore agricolo.
La Coldiretti certifica il calo del prezzo del grano e del mais
Stando alle quotazioni del Chicago Board of Trade, Coldiretti annuncia un calo del prezzo del grano successivamente allo sblocco dei porti ucraini deciso da Putin. In soli tre giorni il valore di mercato è calato del 10%, scendendo a 10,4 dollari al bushel (circa 27 kg). In parallelo cala anche il mais (-6,4%, ora a 7,27 dollari al bushel).
Nella nota della Coldiretti si leggono poi le cifre e le specifiche relative al grano bloccato in Ucraina:
“La partenza delle navi dai porti del mar Nero significa liberare oltre 20 milioni di tonnellate di cereali tra grano, orzo e mais destinati alle esportazioni. In questo modo si scongiura il rischio di rivolte e carestie in Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina. Anche Libano, Tunisia, Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture di Russia e Ucraina“.
Colture cerealicole raccolte lo scorso inverno e che saranno soppiantate da un raccolto certamente inferiore a causa della guerra: si stima circa il 33% in meno:
L’Italia pagherà la sua dipendenza dalle importazioni
Sempre secondo le stime Coldiretti, la guerra costerà 90 miliardi di dollari solo per l’aumento dei prezzi del grano. L’Italia sarà ugualmente afflitta dal problema, visto che acquista dall’estero oltre la metà di grano, specialmente mais: nel 2021 dall’Ucraina sono giunti quasi 800 milioni di chili. Il motivo della così alta dipendenza dalle importazioni viene così riassunto:
“Il problema sono i bassi compensi riconosciuti agli agricoltori. Negli ultimi 10 anni la produzione di mais è diminuita di quasi un terzo a causa della riduzione di terreni coltivabili“.