L’Avvocato Taormina torna a parlare del caso Cogne. Le scene del delitto sono spesso contaminate involontariamente e per disattenzione. La scena del crimine ha le sue prime modifiche e alterazioni con l’arrivo delle forze dell’ordine, dei parenti e dello stesso personale medico che presta soccorso. Una realtà ‘deturpata’ secondo l’avvocato Carlo Taormina, intervenuto a Cusano Italia Tv a Pomeriggio con Noi, specialmente se la persona al centro del delitto “non è ancora deceduta”. Poi, altri cambiamenti di quella cornice, subiscono un cambiamento anche con il successivo arrivo di investigatori, avvocati e persone vicine alla famiglia.

Avv. Taormina e il caso Cogne. Il crimine affascina sempre

“Il delitto di Cogne è stato sin da subito un crimine molto particolare. La vicenda è stata la prima nella quale si è osservata un’altissima mediatizzazione. Molti si sono interessati al caso anche grazie alla visibilità che ha avuto in quegli anni. Ancora oggi è soggetto a quel richiamo mediatico. Ad esempio, io qualche tempo fa ho avuto una controversia con la signora Franzoni perché non mi pagava quello che mi doveva per l’attività svolta in  6 anni. Per questa ragione l’abitazione fu messa all’asta. In quel periodo il Tribunale della Valle d’Aosta vide una partecipazione smisurata di persone per la compravendita della villetta”.

Caso Marta Russo

Nel caso del delitto della Sapienza, di Marta Russo, non si parla di contaminazione della scena del crimine. Secondo l’avv. Taormina, “lì c’erano tanti interessi che convergevano. C’era l’università che cercava di tutelare la sua immagine, la famiglia di Marta Russo che voleva solamente sapere la verità. Personalità e soggetti interni all’Università cercavano di mescolare le carte. Lì si voleva scoprire solamente chi si stava depistando”.

Dark web

A Pomeriggio con Noi su Cusano Italia Tv si è parlato anche di Dark web. “Il Dark web è una realtà molto complessa dove noi, la polizia postale e informatici stiamo ancora lavorando. Eppure, su questo fronte, siamo ancora molto carenti. Per ci che concerne l’investigazione, invece, noi italiani non siamo secondi a nessuno. Il problema è un altro. Ci mancano le strutture, i mezzi e gli strumenti di ricerca. A queste carenze, fortunatamente noi rispondiamo con le nostre capacità inventive e investigative. Non dobbiamo dimenticarci che molti investigatori italiani, o addetti alle FFOO incominciano la loro formazione a 18 anni. Piccola provocazione. Invece di mandare le armi in Ucraina compriamo strumenti investigativi. Oggi l’investigazione e la criminologia devono andare di pari passo”.

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