Beppe Grillo torna a postare sul proprio blog e interviene su uno dei temi centrali legati alla guerra in Ucraina: la disponibilità di grano. Secondo il parere del garante del M5S, dietro ai discorsi alimentati dai media c’è tanta e ingiustificata speculazione sui prezzi.

Beppe Grillo sul grano: “I media fanno cattiva informazione”

L’ex comico genovese Beppe Grillo ha raccontato sul proprio blog il punto di vista personale sulla questione grano, in un post dal titolo “La fame quotata in Borsa”. La prospettiva del fondatore del Movimento 5 Stelle è chiara: fermare la crescente speculazione:

Non esiste un’ emergenza pane, esiste invece una vera e propria speculazione sul cibo, da proibire per legge. La guerra in Ucraina viene usata spesso dai media per giustificare la crisi alimentare e l’innalzamento dei prezzi del grano. In realtà è la finanza che sfrutta il cibo come arma, tramite meccanismi diffusi speculativi.

Per Grillo la questione è semplice: non si può pensare che le difficoltà di oggi si ripercuotano direttamente sul domani:

Si parla di carenza di grano, eppure il grano in vendita oggi è stato raccolto l’anno scorso. Le scorte non si esauriscono all’improvviso, tuttavia i prezzi sui mercati sono subito schizzati alle stelle. Questo perché il grano è anche una commodity, ossia un oggetto di scambio internazionale“.

“Ormai l’agricoltura è una branca della finanza”, commenta il garante M5S

Successivamente, l’ex comico spiega in una breve lezione di finanza come funziona quello che lui definisce un escamotage:

Quando si sente che il prezzo del grano aumenta, si parla delle prospettive future, un concetto introdotto nell’Ottocento per garantire il prezzo futuro di un bene. Oggi però sono da considerare a tutti gli effetti dei titoli azionari su cui scommettere in futuro“.

L’agricoltura sta diventando così finanza speculativa. C’è una stretta correlazione che si ripercuote sui prezzi dei beni, per cui ciò che accadrà domani si riflette sul presente. Siccome tutti prevedono che il settore alimentare sarà in difficoltà, allora i prezzi aumentano. Lo stesso meccanismo si è verificato durante la prima ondata della pandemia di coronavirus“.