Otto medici dell’ospedale Tongji Medical College di Wuhan, in Cina, hanno viaggiato per 40 miglia il 18 marzo 1994 per procurarsi un cuore da un prigioniero nel braccio della morte. Ma invece di aspettare che le autorità giudiziarie avessero giustiziato il prigioniero, i medici hanno eseguito loro stessi l’esecuzione, per estrazione del cuore.
Si apre così un articolo incredibile che denuncia come in Cina i medici abbiano preferito togliere gli organi da persone ancora vive per trapiantarli in pazienti in attesa. La denuncia arriva dalle colonne del Wall Street Journal e ridefinisce il concetto di etica medica applicata in diversi casi. Secondo la testata statunitense non si tratterebbe infatti di un caso isolato.
Registrati in Cina 71 casi di organi tolti a persone vive
Fra il 1980 e il 2015 secondo il WSJ, che ha analizzato 124.770 pratiche di donazione organi, sarebbero 71 i casi in cui i medici di Pechino avrebbero iniziato l’espianto ancor prima della morte del donatore. Ma, come ammesso nell’articolo, “sospettiamo che si tratti di una piccola parte di una vasta popolazione nascosta“. Eppure, la Cina ha affermato di aver smesso di usare gli organi dei prigionieri. Le autorità di Pechino hanno concluso la pratica a partire dal 2015. Cosa che sembra trovare conferma nell’analisi dei dati.
Chi sono i donatori
È noto che in Cina vengono prelevati gli organi dai detenuti condannati a morte. Ma anche, secondo il Wsj, da prigionieri di coscienza ma anche dagli appartenenti alle minoranze religiose, come il Falun Gong e i musulmani uiguri. Come riporta a riguardo anche il quotidiano israeliano Haaretz, la donazione di organi è possibile solo in caso di morte cerebrale perché questa condizione fornisce una finestra limitata di opportunità per preservare artificialmente la funzione degli organi. In questa finestra temporale, i medici eseguono un intervento chirurgico di prelievo degli organi. E la procedura deve essere eseguita prima che gli organi smettano di funzionare. Una finestra che, secondo l’accusa, è stata dilatata dai medici cinesi, a discapito della dignità del paziente morente.