L’Opec quasi raddoppierà la produzione di petrolio per i mesi estivi. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha deciso durante il Joint ministerial monitoring committee di raccomandare un’accelerazione del ritmo di incremento della produzione a 648.000 barili al giorno a luglio e agosto. Si tratta di una svolta e di un incremento della produzione rispetto ai 432mila barili al giorno di questi ultimi mesi.
La reazione per sopperire al blocco del petrolio russo
La scelta di aumentare la produzione di greggio, secondo il Financial Times, era prevista per settembre, ma con la raccomandazione di oggi verrebbe anticipata a luglio. L’Arabia Saudita, il principale produttore dell’Opec, ha precedentemente respinto le richieste di Washington di aumentare la produzione di petrolio oltre gli aumenti concordati con i partner inclusa la Russia. Tuttavia Riad avrebbe accettato di cambiare posizione e aumentare la produzione per raffreddare i prezzi del petrolio e riavvicinarsi con l’amministrazione Biden, afferma il quotidiano londinese, citando fonti vicine alla questione. L’Arabia Saudita ha anche assicurato che risponderà aumentando la produzione nel caso in cui una crisi dell’offerta dovesse colpire il mercato petrolifero.
Le sanzioni europee e la reazione russa
“È molto probabile che la decisione dell’Ue sull’embargo parziale del petrolio e dei prodotti petroliferi russi, nonché il divieto di assicurazione per le navi mercantili russe, provocherà ulteriori aumenti dei prezzi, destabilizzazione dei mercati energetici e interruzione delle catene di approvvigionamento”.
Questa l’accusa del ministero degli Esteri di Mosca che in una nota commenta i risultati del Consiglio europeo del 30-31 maggio, che ha visto approvato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia (escludendo anche il patriarca Kirill, come chiesto dall’Ungheria). A detta di Mosca, le nuove misure punitive concordate da Bruxelles, “accelereranno l’imminente crisi alimentare che la Ue, a parole, cerca invece di evitare”. Dagli Stati Uniti invece arriva il plauso per la scelta di aumentare la produzione, con Washington che riconosce “gli sforzi e i positivi contributi di Emirati arabi uniti, Kuwait e Iraq”.