“Se il problema è quello del malfunzionamento della giustizia percepito dai cittadini e percepito anche da noi quotidianamente, se il problema è la deriva che hanno preso i gruppi di magistrati, le associazioni, le famigerate correnti beh i referendum sulla giustizia purtroppo non aiutano a risolvere alcunché”. Così il magistrato Eugenio Albamonte, segretario di Area, intervenuto al Tg Plus di Cusano Italia TV condotto da Aurora Vena.

Albamonte: “I referendum sulla giustizia non risolvono alcunché”

Sono effettivamente dei temi che sono assolutamente estranei ai problemi di cui stanno trattando e che hanno sì un po’ il significato di una rivalsa nei confronti dei magistrati. Una lunga storia di confronto, conflitto tra politica e magistratura che sembra oggi, proprio in occasione dell’indebolimento ovvio dell’immagine dei magistrati dovuta agli scandali, trovare la sua partita conclusiva. Rimettendo a posto tutta una serie di vertenze che vanno dal ’92, da Tangentopoli fino ai giorni nostri.

Questo quesito (sul Csm ndr), associato alla sua intitolazione ‘Riforma del Csm’, è una vera a propria truffa dell’etichetta. Il quesito non fa altro che intervenire su un aspetto molto marginale e secondario della candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura. Cioè relativo alla necessità o meno per ogni candidato di presentare un numero, tra l’altro minimale, di firme. È uno dei temi che è stato già risolto dalla riforma Cartabia. In Italia i referendum si fanno per abrogare una legge o per stimolare il Parlamento a fare una legge. In questo caso il Parlamento la sta facendo. E la sta facendo un governo di cui fanno parte almeno uno dei partiti proponenti, cioè la Lega. La cosa molto singolare è che molti quesiti ricalcano esattamente le norme che sono già contenute della riforma per cui sono ininfluenti”.

Rivedi l’intervista completa all’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte sui referendum sulla giustizia
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