La diplomazia ungherese torna a far parlare di sé. Lo fa attraverso il blocco delle sanzioni che prevedevano l’embargo al petrolio importato via mare.
Dopo aver fermato per circa un mese le misure restrittive ottenendo una deroga per il petrolio che arriva via oleodotto (come serve a Budapest), l’ambasciatore ungherese a Bruxelles ha presentato un’altra richiesta destinata a far discutere. Il patriarca della Chiesa ortodossa russa deve essere escluso dalla blacklist dell’Unione Europea.
La riunione di oggi doveva formalizzare l’accordo raggiunto lunedì tra capi di Stato e governo. L’accordo però riguardava solo il greggio senza entrare nel merito delle persone da mettere nella “lista nera”, le stesse a cui vengono congelati i beni all’interno dell’UE.
I piani di ripresa ancora in discussione
Nel frattempo veniva discusso il piano nazionale di ripresa di Polonia e Ungheria, rimasti bloccati.
La guerra ha avvicinato Polonia e Bruxelles, soprattutto grazie all’impegno del premier polacco Mateusz Morawiecki che si sta prodigando a favore di Kiev. Dai profughi ospitati alle armi, arrivando all’appoggio a tutte le sanzioni nei confronti della Russia, con addirittura la disponibilità di rinunciare alla deroga di cui la Polonia avrebbe potuto beneficiare del greggio che tramite un solo oleodotto serve entrambe le nazioni.
Ungheria: via libera al Pnrr in cambio del veto sulle sanzioni?
Così Bruxelles avrebbe approvato il Pnrr da 35 miliardi “perché la Polonia ha accolto le richieste sull’indipendenza dei giudici, chiudendo (la settimana scorsa) la contestata Camera disciplinare”.
L’Ungheria invece ha un piano da 7 miliardi bloccato, ritenuto non convincente nei punti che trattano la trasparenza negli appalti e i controlli della spesa.
Facile pensare che Bruxelles voglia barattare il suo via libera al Pnrr in cambio del veto dell’Ungheria al pacchetto di sanzioni. Ma al momento nessuno vuole scendere ad ulteriori compromessi. Si aspetta la prossima mossa dell’Ungheria per mettere fine allo stallo.