Un fuoriclasse della “Colonna sonora”, un musicista colto e raffinato, creatore di temi musicali immortali per il grande schermo. Questo è Stelvio Cipriani, autore simbolo, intervenuto ieri sera in “Manàrmata“, programma di Radio Manà Manà dedicato al cinema poliziesco italiano degli anni ’70. Cipriani è stato protagonista di quella ruggente stagione per lo spettacolo nazionale, con titoli che hanno fatto epoca, vedi “La Polizia Ringrazia” di Steno (per l’occasione firmatosi con il vero nome di Stefano Vanzina), “La Polizia sta a guardare“, “La polizia chiede aiuto” e molti altri titoli. “Una colonna sonora è come un figlio – ci ha confessato il Maestro- non ci sono prediletti. Per me sono tutte sullo stesso piano.” Il discorso poi è passato al ricordo di tanti protagonisti del passato, purtroppo scomparsi: “Stelvio Massi era un caro amico. Andavo spesso a mangiare da lui, nella sua casa di Velletri, e mi rimproverava che mangiassi poco. Parlavamo della musica nei film, e Danilo (il figlio di Massi, ora regista anche lui N.d.R.) mi chiedeva una colonna sonora in stile Pink Floyd o Genesis. Ovviamente Massi Sr. e io avevamo un approccio più classico”. Commosso anche il pensiero per Franco Gasparri: “era molto bravo e era popolarissimo, per via dei fotoromanzi di cui era la star assoluta. Quando seppi dell’incidente che gli ha compromesso la carriera e purtroppo poi la vita, fu un vero dolore”.
Cipriani ci ha rivelato anche qualche segreto nella composizione vera e propria: infatti, il musicista romano ha sempre preso spunto dalla musica sinfonica e in particolare da autori immortali quali Bethoveen e J.S. Bach:” Per il film di Steno, mi ispiraì a Bethoveen, mentre per la “Polizia sta a guardare” di Roberto Infascelli mi rifeci a Bach e alle sue “fughe” meravigliose, con l’uso del clavicembalo” . Non solo colonne sonore però: il Maestro dalla fine degli anni ’90 è diventato autore anche di musica sacra, con tanto di componimenti dedicati a Karol Voityla: ” Per me è un vero onore. Giovanni Paolo II° ha rappresentato molto per la fede, e per un credente come me è stata una sfida importantissima”. Una sfida importante per un musicista che ha lavorato con geni assoluti del cinema italiano e internazionale, basti pensare a Lizzani, Risi, Bava, il giovane James Cameron (nel suo esordio del 1981 “Piranha n.2”) e addirittura il mito Orson Welles, e con successi indimenticabili come “Anonimo Veneziano”, blockbuster assoluto del 1970, con la regia di Enrico Maria Salerno e l’interpretazione di Tony Musante e Florinda Bolkan. Una carriera trionfale meritata senza dubbi, sia per la preparazione che per la simpatia e la disponibilità, non sempre diffusa, al giorno d’oggi.
Gianluca Guarnieri