“Noi abbiamo lavorato in Parlamento sulla riforma della giustizia. Tre di questi referendum si occupano di cose simili a quelle che abbiamo votato in parlamento. Io intendo votare in cabina elettorale come ho votato in Parlamento”. Così il deputato Stefano Ceccanti, capogruppo PD in commissione Affari Costituzionali, intervenuto al Tg Plus su Cusano Italia TV condotto da Aurora Vena.
Referendum giustizia: il fronte per il sì interno al Pd
Nei giorni scorsi il segretario dem Enrico Letta ha difeso la scelta di schierare il PD per il No ai cinque quesiti sulla giustizia lasciando tuttavia la libertà di voto, giacché una parte del partito è per il sì. Come l’onorevole Ceccanti.
“Sono abituato quando si parla di referendum a riflettere sui quesiti, studiarmeli e assumere una posizione di merito” aggiunge Ceccanti. “Considerazioni di tipo politicistico, rapporti tra un partito e un altro secondo me c’entrano poco. Perlomeno a me non interessano in questo caso. Se una cosa è giusta si vota sì se una cosa è sbagliata si vota no.
C’è un quesito che dice i magistrati che si vogliono candidare per il Consiglio Superiore della Magistratura si possono presentare da soli senza avere delle firme di presentatori che rischia di far monopolizzare alle correnti le candidature. Noi in Parlamento abbiamo votato per toglierle. Ho votato sì in Parlamento e voto sì in cabina elettorale. Non capisco perché dovrei sdoppiarmi“.
Ceccanti (Pd): “Tra i magistrati non c’è unanimità contro quello che fa il Parlamento”
“Io questa battaglia tra due corpi considerati tra loro come impermeabili (politica e magistratura ndr) io non la vedo” continua Ceccanti. “Anche perché l’Associazione Nazionale Magistrati ha proposto uno sciopero contro la riforma Cartabia hanno aderito il 48% dei magistrati, il 52% no. Quindi questa unanimità contro quello che fa il Parlamento non ce la vedo”.
La Lega più impegnata nella raccolta firme che nel dibattito in vista del voto?
“Francamente visto quello che combina in questi giorni, prima quello che ha combinato in Polonia e poi sul caso Ucraina, mi sembra che Salvini sia in piena confusione. Altrimenti non organizzerebbe all’insaputa del governo viaggi in Russia. Ragioniamo sui quesiti indipendentemente da quello che fa Salvini. Anche questo scarto tra raccogliere le firme e non fare campagna fa parte di questa confusione”.
Rivedi l’intervista completa a Stefano Ceccanti sui referendum sulla giustizia
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