L’intervista rilasciata da Senad Lulic sul suo passato alla Lazio farà molto discutere. L’uomo decisivo nello storico derby del 26 maggio 2013 conserverà perennemente un posto speciale nel cuore della tifoseria biancoceleste. Dieci anni alla Lazio, la fascia di capitano al braccio con orgoglio e un addio – quello dello scorso giugno – che ancora brucia: “Non avevo alcuna aspettativa, però mi aspettavo chiarezza – dichiara Lulic al Corriere dello Sport –. Pensavo che ci saremmo seduti per chiarire su cosa fare. Ho provato rabbia e amarezza. Giochi l’ultima con il Sassuolo e non sai cosa succederà, se resti o no. A marzo o aprile mi avrebbero potuto dire: “Senad, vogliamo ringiovanire”. Non ci sarebbero stati problemi, è mancata la chiarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano ritrovarsi. Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto”.

L’intervista di Lulic sui trascorsi alla Lazio 

L’intervista di Lulic sul percorso alla Lazio è una miscela di gioia e dolore. L’amore sconfinato per la Roma biancoceleste va a scontrarsi con le divergenze emerse con la società nell’ultimo periodo dell’esperienza capitolina: “Quando torno a Roma sento un amore incredibile ed è la cosa più bella. Mi stimano anche come uomo. Sono orgoglioso dei miei 10 anni laziali. Mi arrivano messaggi, mi sento amato. Tare? Il 30 giugno mi ha chiamato dicendomi che non avremmo continuato insieme, che avrebbero preso un altro. Penso che la mia partenza fosse decisa già da tempo. Nel calcio si dà la colpa agli altri. Alla fine è passata che fu Sarri a non volermi, ma non penso c’entri».

Febbraio 2020: l’inizio della rottura 

Il rapporto idilliaco tra Lulic e la Lazio inizia ad incrinarsi nel febbraio del 2020. Il centrocampista bosniaco vuota il sacco, precisando come sia stato mal gestito l’infortunio che lo ha tenuto fuori per l’intera stagione 2020/21: “Non è stato un infortunio. È stato un incidente. Tanta gente non lo sa e fa finta di non sapere. Per fortuna mi è successo a 35 anni. Avevo offerte, ma se avessi continuato avrei avuto bisogno di qualcuno che mi seguisse da mattina a sera. Perchè dico incidente? Ai primi di gennaio 2020 mi faceva male la caviglia, a Brescia avevo preso un colpo. Ho continuato a giocare con i dolori, non c’erano tanti cambi. Tutti mi dicevano che sarebbe passato tutto, che la caviglia era solo infiammata. Alla fine mi sono riposato un anno”.

“Il 26 Maggio? Resterà per sempre”

Il gol nella finale di Coppa Italia del 2013 è, senza dubbio, la diapositiva più bella che meglio sintetizza i dieci anni di Lulic alla Lazio: “Ero uno qualsiasi, sono entrato nel cuore dei tifosi, sono uno di loro. Definirmi eroe è esagerato, ma quel gol è immortalità calcistica. Ero al posto giusto al momento giusto. Sono stato bravo a leggere l’azione, a frenare, a coordinarmi. Non era semplice dopo la deviazione di Lobont. È servita fortuna, ma anche voglia di prenderlo quel pallone. Non ero lì per caso”. Sul suo futuro, il bosniaco aggiunge: “Sto bene, vivo a Coira, faccio il padre h24, mi godo la famiglia, la libertà. Faccio il tassista. Il 6 giugno inizierò il corso a Coverciano, prenderò il patentino allenatore Uefa A, poi vedremo cosa ci riserverà il futuro”.