Referendum contro reddito di cittadinanza. Italia viva ha avviato la raccolta firme. Luigi Marattin, responsabile economia di Italia viva, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi su Radio Cusano Campus.
Referendum contro reddito cittadinanza
“Noi riteniamo che sia da sostituire -ha affermato Marattin-. Ci sono due terzi di coloro che prendono il reddito di cittadinanza che non sono abili al lavoro, noi proponiamo che queste persone continuino a prendere il sussidio. Ma non può essere lo stesso ammontare in tutta Italia, dipende da dove si vive, a seconda del potere d’acquisto. La seconda cosa è modificare la scala di equivalenza, al momento il sistema premia di più i single che le famiglie numerose e bisogna fare il contrario. Terzo, coinvolgere di più i Comuni che conoscono per nome e cognome gli emarginati. Ma il vero cambiamento lo vogliamo per quel milione e 200mila persone che prendono il reddito di cittadinanza, ma che possono lavorare, non sono inabili al lavoro. Per incentivarli a lavorare serve una massiccia decontribuzione, devono tendenzialmente quasi azzerarsi, in modo che il netto in busta paga sia maggiore. Poi con l’imposta negativa: se guadagni 300 euro, io Stato ti aumento del 70%. Il concetto è: più lavori più lo Stato ti premia. E’ una cosa che hanno inventato i Paesi anglosassoni. Il lavoro va creato, il lavoro lo creano le imprese non lo Stato, lo Stato deve mettere nelle condizioni le imprese di crearlo”.
Salari bassi
“Il problema non è legato tanto alle tasse, non siamo il Paese con più tasse sul lavoro -ha sottolineato Marattin-. La risposta è che i salari vanno di pari passo con la produttività. Il fatto che uno renda poco dipende dal fatto che la produttività dipende non solo dallo sforzo del lavoratore, ma da decine di altri fattori, come l’innovazione tecnologica. Siccome i salari seguono la produttività, il motivo per cui i salari sono più bassi che in altri Paesi è perché il sistema Paese in tutte le sue componenti (PA, giustizia civile, ecc…) fa sì che la produttività del lavoro arranchi. Se l’Italia avesse la stessa dimensione media d’impresa della Germania la produttività sarebbe più alta del 20%. Quando la produttività è più alta anche i salari sono più alti”.