Scuola e prove invalsi. La pandemia e la conseguente chiusura delle scuole ha avuto effetti drammatici sulla vita degli studenti esacerbando un problema che era visibile ormai da anni. Si continua a parlare di dispersione scolastica e di competenze minime, nascondendo dietro a questi 2 temi un problema molto più grande e preciso.
Prove Invalsi e diseguaglianza territoriale
Secondo le prove Invalsi del 2021 a livello nazionale, il 51% degli studenti delle scuole superiori non mostra competenze adeguate in matematica e il 44% in italiano. Un dato su cui dover ragionare è anche la diseguaglianza di raggiungimento delle competenze nelle varie Regioni italiane. Il calo di apprendimento rispetto ai livelli pre-pandemici (2019) è di ben 9 punti percentuali ed è più evidente per i minorenni in condizioni di svantaggio socio-economico. La percentuale degli studenti alla fine del quinto anno che non raggiunge il livello 3 di competenze in italiano varia da un 15.9% del Trento al 64.2% della Campania.
Nei territori dove si concentra la povertà minorile, l’offerta educativa è più debole. Mettendo a confronto le 5 province dove vive il maggior numero di studenti in condizioni di svantaggio economico con le 5 dove vive il più alto numero di studenti con una condizione finanziaria oggettivamente migliore, si rileva un gap di 69.3% nell’uso della mensa scolastica, 62.4% nella fruizione del tempo pieno e del 19.5 nell’accesso all’asilo nido.
In città come Milano, Genova, Torino, Roma, Napoli, Palermo e Catania gli allievi che hanno situazioni economicamente migliori raggiungono il livello 5 in italiano.
Soluzioni per ridurre le disparità regionali
Alla luce di questi dati è quindi evidente che la povertà economica gioca un ruolo centrale nella privazione educativa. Sarebbe quindi necessario un rinnovamento strutturale delle scuole, in modo da garantire una didattica inclusiva e partecipativa volta a rafforzare le competenze di base. Non parole ma fatti.
Save the children ad esempio, nell’ambito dell’iniziativa ‘Impossible2022’ propone di introdurre un kit studente.
Questo garantirebbe l’esenzione agli studenti che vivono nelle aree ad alta intensità educativa, da tutte le spese scolastiche (libri, viaggi di istruzione, uscite didattiche, trasporto pubblico…) attraverso l’introduzione di uno strumento integrato nel welfare locale.
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