Con il vertice in programma lunedì e martedì a Bruxelles, l’Unione Europea (Ue) si interroga sulla migliore soluzioni per sbloccare le quantità di grano bloccate nei porti dell’Ucraina. Gli ultimi sviluppi avevamo parlato prima di un corridoio aperto da Mariupol, dunque passando per il Mar d’Azov, poi da Odessa (che però va prima sminato). In ogni caso il passare dei giorni non può che acuire la minaccia di una crisi alimentare globale, causando sofferenze atroci a milioni di persone.
22 million tonnes of grain can’t be exported from Ukraine because Russia blockades Black Sea ports. In Mykolaiv farmers are preparing for a new harvest, but cannot export even the last year’s grain and sunflower seeds. Russia is using hunger as a weapon, blackmailing the world. pic.twitter.com/iKf7YeWmMS
— Maria Avdeeva (@maria_avdv) May 26, 2022
Al vertice europeo prevarrà l’incertezza operativa
In attesa del Consiglio del prossimo 30-31 maggio, l’Unione Europea (Ue) mette sul tavolo i possibili scenari per far partire le navi che trasportano grano dai porti dell’Ucraina, attualmente bloccati dalle forze navali russe che presidiano il Mar Nero. La sicurezza alimentare sarà certamente il focus principale della riunione, anche se fonti interne fanno filtrare poco ottimismo circa soluzioni operative.
Al contrario si conoscono perfettamente quali saranno le aree globali che subiranno maggiormente gli effetti della crisi, a cominciare da Nord Africa e Medio Oriente. L’Egitto, per esempio, è fortemente dipendente dal grano ucraino, ma il rischio concreto riguarda le conseguenze migratorie che il fenomeno porterebbe con sé. Situazione molto critica anche per Somalia e Sudan, accentuata da una riduzione del 30% del raccolto.
Via mare o via terra, l’Unione Europea riflette sullo sblocco del grano in Ucraina
L’opzione alternativa più percorribile, almeno sulla carta, consisterebbe nel trasporto via terra del grano. Il guaio è che la rotta commerciale passa attraverso il territorio bielorusso, e dunque imporrebbe all’Ue di scendere a compromessi con Lukashenko.
Prende invece corpo la realizzazione di una missione navale congiunta, ma qui bisogna fare i conti con il pericolo di contatto con le navi russe che controllano il Mar Nero. Senza contare che servirebbe l’ok della Turchia, che gestisce gli ingressi dagli Stretti del Bosforo e dei Dardannelli.
Infine, è complicato presumere che la questione grano sia legata a doppio filo con gli sviluppi bellici e diplomatici del conflitto. Le posizioni dell’Ue non cambiano, nemmeno dopo la telefonata distensiva di Macron e Scholz con Vladimir Putin.