La via diplomatica per risolvere la guerra in Ucraina riprende nella giornata odierna con un colloquio telefonico tra Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Vladimir Putin. Tentativi di mediazione che seguono la telefonata del premier Mario Draghi di qualche giorno fa in una fase del conflitto giunta un bivio. Da una parte il forte rischio di un’escalation militare, dall’altra la volontà di rilassare i muscoli e sedersi al tavolo dei negoziati.

Telefonata Macron-Scholz-Putin, riprende la via diplomatica

Importante vertice trilaterale tra Macron, Scholz e Putin attraverso una telefonata durata circa 90 minuti. All’attenzione dei leader le principali tematiche di natura geopolitica ed economica, dai toni distesi nonostante le posizioni distanti.

Il primo punto di distacco riguarda la richiesta di ritiro delle truppe russe dal suolo ucraino, avanzata anche da Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi. La cancelleria tedesca fa sapere tramite il portavoce di Scholz che il leader di Berlino ha espressamente chiesto a Putin di cercare una soluzione diplomatica al conflitto. Parole che stonano fortemente con la sua presa di posizione assai dura manifestata al World Economic Forum lo scorso giovedì.

La nota stampa dell’Eliseo fornisce invece informazioni sulla situazione del grano bloccato nei porti ucraini. Dopo l’iniziale ok di Mosca ad aprire un corridoio sul Mar d’Azov da Mariupol, il Cremlino sembrerebbe aver dirottato le operazioni a Odessa, di fatto ultima roccaforte ucraina sul Mar Nero. Si attende che sia creato un passaggio in sicurezza per consentire alle navi di uscire indenni.

Altrettanto dura da ascoltare è la proposta avanzata dai Capi di Francia e Germania circa il destino dei militari ancora asserragliati nell’acciaieria Azovstal. Le agenzie di stampa russa si limitano ad affermare che l’evacuazione delle popolazioni dalle città è stata portata a termine rispettando le convenzioni internazionali.

Kherson da oggi è ufficialmente una città filorussa

Un altro fronte che non registra passi in avanti è quello della pace. Mosca continua infatti nella litania secondo cui è Kiev a negare ogni progresso di mediazione:

“La Russia è pronta a riprendere il dialogo in qualsiasi momento. Tuttavia, la fornitura di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente rischia di destabilizzare la situazione e di aggravare la crisi umanitaria“.

Intanto da oggi Kherson è a tutti gli effetti una città filorussa. Instaurata l’ora legale di Mosca, un’ora avanti rispetto a quella ucraina, e chiusi i confini con il resto del Paese.