Casi covid Italia in netta diminuzione. Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 18-24 maggio 2022, rispetto alla precedente, una netta diminuzione di nuovi casi (171.737 vs 243.932)  e una flessione dei decessi (633 vs 763). In deciso calo anche i casi attualmente positivi (811.720 vs 967.401), le persone in isolamento domiciliare (805.173 vs 959.599), i ricoveri con sintomi (6.257 vs 7.465) e le terapie intensive (290 vs 337) . 

Casi covid Italia in netta diminuzione

«I nuovi casi settimanali continuano a scendere del 30% – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – attestandosi intorno a quota 172 mila con una media mobile a 7 giorni di poco superiore ai 24 mila casi giornalieri». Nella settimana 18-24 maggio si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni: dal -2,5% della Sicilia al -38,4% del Veneto. Rispetto alla settimana precedente, si registra un incremento percentuale dei nuovi casi solo in 4 Province siciliane, che sono Palermo +0,1%, Catania +1,6%, Siracusa +14,7%, Enna +43,2%.

Molti casi di reinfezione

Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-18 maggio 2022 sono state registrate in Italia oltre 489 mila reinfezioni, pari al 3,9% del totale dei casi. La loro incidenza settimanale continua a crescere e, nella settimana 12-18 maggio, ha raggiunto il 6%. «L’avvento di Omicron a inizio dicembre 2021 – spiega Cartabellotta – ha fatto salire le reinfezioni dall’1% al 3%: successivamente le sue sotto-varianti, capaci di evadere la risposta immunitaria, hanno contribuito a raddoppiare il tasso di reinfezioni».

La quarta dose non decolla

«Nonostante i ripetuti appelli della Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta – e la recente nota “Completamento delle schedule vaccinali anti-SARS-CoV-2 in soggetti vulnerabili” dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale, la somministrazione della quarta dose non solo non è decollata, ma i trend documentano una fase calante. Eppure, la riduzione dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave aumenta la mortalità nelle fasce più anziane della popolazione già vaccinate con tre dosi, mentre si consolidano le prove di efficacia del secondo booster nel ridurre ospedalizzazioni e decessi.