Secondo una clamorosa indiscrezione, l’FBI sarebbe riuscita a prevenire un possibile attacco terroristico dell’Isis nei confronti dell’ex presidente americano George W. Bush. L’Intelligence è risalita al piano originale di un fanatico iracheno che aveva tutte le intenzioni di assassinare il responsabile della distruzione del suo Paese tramite modalità che ricordano molto da vicino l’omicidio di John Kennedy a Dallas nel 1963.

Attacco Isis a Bush, l’Fbi salvata dagli informatori

L’FBI ha neutralizzato un presunto blitz dell’Isis nei confronti dell’ex numero uno di Washington George W. Bush. Lentamente emergono tutti i dettagli dietro all’architettura del piano, sventato grazie alla collaborazione di alcuni informatori e al monitoraggio in rete.

Si conosce anche l’identità della cellula, l’iracheno Shihab Ahmed Shihab, spinto a cercare vendetta contro colui che ha seminato panico e distruzione in Iraq. Dall’individuazione della mente, si passa al suo percorso attraverso gli Usa cominciato nel 2020, quando inoltrò la richiesta di asilo. Sede delle sue giornate di messa a punto della strategia era Columbus, in Ohio, con un filo diretto collegato al Medio Oriente.

Faceva parte dell’operazione anche un plotone in arrivo illegalmente dal Messico, e a fine 2021 i tempi per agire erano ormai maturi. A novembre Shihab Ahmed Shihab vola in Texas, a Dallas, per esaminare la futura scena del crimine: qui si trova la residenza di Bush oltre all’Institute a lui intitolato. Qui però il suo disegno incontra il primo ostacolo: l’uomo infatti prese contatti con un informatore del Bureau per ottenere un distintivo falso della polizia.

Il commando aveva stretti legami con il partito di Saddam Hussein

Proprio la fiducia nelle persone sbagliate fece emergere a galla l’intera macchinazione, svelando anche altri obiettivi sensibili. L’Fbi ricostruì inoltre tutto il suo passato, legato all’unità “Al-Raed”, nel quale si vantava di essersi vendicato uccidendo diversi americani residenti in Iraq. Shihab fu molto abile poiché era stato in grado di far entrare nel paese tre connazionali provenienti da tutto il mondo, quasi tutti legati a Saddam Hussein.

Purtroppo per lui pronunciò qualche parola di troppo finendo per essere catturato dall’Intelligence americana, anche se non si sa molto sulle modalità del suo arresto.