Il WFP (Programma alimentare mondiale) lancia l’allarme: ” Il blocco dei porti ucraini impedisce l’esportazione di enormi quantità di grano, ma non è l’unica causa di una crisi che ci riguarda tutti”.
L’organizzazione, da tempo, monitora con estrema attenzione l’evoluzione del conflitto che interessa Ucraina e Russia, soprattutto, sotto la lente d’ingrandimento, ci sono finite le mancate esportazioni di grano e delle altre derrate alimentari. “Se non ci occupiamo di questa cosa immediatamente – aggiunge – nel corso dei prossimi nove mesi vedremo carestie, vedremo la destabilizzazione di alcune nazioni e assisteremo a migrazioni di massa”. Il recente blocco del porto di Odessa e di altri porti nel Mar Nero imposto dalla Russia sta rendendo impossibile l’esportazione via nave di quasi tutto il grano disponibile in Ucraina. Nel frattempo in altre parti del pianeta gravi periodi di siccità e ondate di calore hanno portato a una riduzione dei raccolti, con ulteriori ripercussioni per l’intero sistema alimentare.
La situazione era già piuttosto complessa all’inizio del 2022 a causa della crisi delle materie prime dovuta alla pandemia e agli effetti del cambiamento climatico. All’epoca, WFP delle Nazioni Unite, che si occupa di assistenza alimentare, aveva stimato che nei cinque anni precedenti la quantità di persone a rischio immediato per povertà e carenze di cibo fosse quasi raddoppiata, arrivando a oltre 193 milioni di individui.
Il WFP lancia l’allarme definitivo
A distanza di circa tre mesi le condizioni su cui aveva basato le proprie previsioni sono ulteriormente peggiorate, come segnalato da analisi e numerosi articoli pubblicati negli ultimi giorni. L’Economist ha dedicato il numero uscito alla fine della scorsa settimana proprio alla crisi alimentare, con una copertina molto eloquente che mostra spighe di grano formate da una miriade di piccoli teschi. Il mondo si sfama soprattutto grazie ai cereali, e in particolare al grano, che a seconda delle varietà offre una notevole versatilità per la produzione di pane, pasta e altri alimenti che possono essere conservati a lungo. I cereali sono prodotti in numerosi paesi, ma molti di questi devono comunque importarne grandi quantità per soddisfare la domanda interna. Per motivi geografici e di disponibilità di grandi aree coltivabili, alcuni paesi sono avvantaggiati ed esportano ogni anno enormi quantità di grano: in condizioni normali riescono a compensare eventuali squilibri, dovuti per esempio a raccolti meno ricchi del solito in alcune aree del mondo.
In decenni, la gestione dei raccolti e la logistica per la produzione dei cereali sono migliorate sensibilmente, ma il sistema ha comunque alcuni punti deboli che possono far inceppare il meccanismo. L’attuale crisi e il suo futuro peggioramento sono condizionati dalla guerra in Ucraina e il conseguente blocco dei porti nel Mar Nero, le ondate di caldo in India e una ridotta resa dei campi in altre aree del mondo a causa di eventi atmosferici riconducibili al cambiamento climatico e agli allevamenti intensivi (oltre all’ovvia deforestazione).
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