Vaiolo delle scimmie. E’ possibile contenere la trasmissione dei casi nei Paesi in cui la malattie non è endemica: lo ha detto Maria Van Kerkhove, a capo della ricerca sulle malattie emergenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Sul tema è intervenuto anche Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), intervistato da Stefano Bandecchi durante la trasmissione “L’imprenditore e gli altri” su Cusano Italia Tv.

Vaiolo delle scimmie

“Innanzitutto -ha esordito Andreoni-, questa è una malattia che sta circolando da 40 anni, è circolata molto in Africa, ma è arrivata anche negli Usa nel 2003, poi in Canada. Non ha mai generato grandi epidemie, ma sempre piccole epidemie che si sono autolimitate. Questo è l’elemento di tranquillità. Non è un virus ad altissima trasmissione, ha un indice di trasmissibilità sotto l’1. Non ci aspettiamo delle grandi epidemie, ci aspettiamo un po’ di casi in giro per il mondo in funzione dei contatti. Ma come mettiamo in atto le azioni di contenimento il virus dovrebbe ritornare nel serbatoio animale, che non è la scimmia, ma i piccoli roditori. Diciamo anche che la mortalità è molto bassa. Vaccinazione? Chi è stato vaccinato per il vaiolo dovrebbe avere ancora un certo grado di protezione, ma parliamo di 40 anni fa quindi è difficile dirlo”.

Situazione covid

“C’è un trend in discesa -ha affermato Andreoni- nei due anni precedenti la discesa in questo periodo era stata più rapida, ma è anche vero che quest’anno siamo partiti da un numero di casi più alto, quindi io direi che il trend è favorevole e ci lascia immaginare che arriveremo ad avere un’estate tranquilla con poche infezioni e pochi decessi. Un coronavirus come questo potrebbe metterci 10 anni per endemizzarsi, ma l’uso dei vaccini ha accelerato molto quello che dovrebbe avvenire naturalmente, possiamo dunque sperare che il virus si stia trasformando in un virus banale come il raffreddore”.