Blitz dei carabinieri di Catania contro la famiglia Rapisarda, legata al clan mafioso Santapaola-Ercolano. Le forze dell’ordine hanno arrestato moglie e due figli di Giovanni Rapisarda, un esponente della cosca. Il 64enne si trova attualmente in carcere dove sta scontando un ergastolo per omicidio, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Catania, in manette moglie e figli di Rapisarda
All’alba di lunedì i carabinieri di Catania hanno arrestato moglie e due figli di un importante esponente del clan mafioso Santapaola-Ercolano. La Direzione distrettuale Antimafia ha poi richiesto al giudice preliminare l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare, successivamente concessa.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli arrestati avrebbero estorto il pizzo a un imprenditore del settore minerario da oltre 10 anni, per una somma complessiva vicina ai due milioni di euro. Cifra elargita in varie forme, dai contanti, agli assegni, alle cambiali fino a strumenti materiali mezzi d’opera. Lo schema era semplice, con Rapisarda che forniva le istruzioni da eseguire dal carcere, nel quale è rinchiuso dal 1993 con una condanna all’ergastolo.
Gli esecutori materiali erano la moglie, Santa Carmela Corso di 61 anni, e i figli Giuseppe e Valerio di 34 e 30 anni. La polizia li ha colti di sorpresa mentre ritiravano la tangente mensile dalla vittima. Ad attirare l’attenzione dell’Arma i frequenti contatti tra le parti, avvenuti nella ditta dell’uomo nel comune di Belpasso, ai piedi dell’Etna. In breve, Rapisarda aveva ricordato all’imprenditore che l’azienda “era la nostra cosa”.
Dalla spiegazione rilasciata ai cronisti dalla Procura di Catania si ha il quadro completo della situazione:
“La vittima, dopo l’acquisizione di un ramo dell’azienda già di proprietà di altri componenti della famiglia Rapisarda, riceveva un’ulteriore richiesta estorsiva di 700.000 euro. Il tutto pur avendo già consegnato la stessa cifra negli ultimi 10 anni per crediti illecitamente vantati pari a 1.000.000 di euro. Come forma di pagamento i Rapisarda avevano accettato il dilazionamento in cinque anni con il pagamento di una somma tra i 1.500 e 3.000 euro settimanali o, in alternativa, la cessione della ditta“.