Falcone e Borsellino: “traditi per 30 denari”. Salvatore Borsellino, fratello del giudice istruttore ucciso dalla mafia, non ha mai perso la voglia di puntare il dito sulle responsabilità di quella stagione sanguinosa. “La memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è stata tradita perché mentre si commemorano e si proclamano eroi, allo stesso tempo si tradisce quel patrimonio legislativo che ci avevano lasciato per dare le ‘armi’ alle forze sane della nazione, magistratura e forze dell’ordine, per poter combattere la mafia. Mettono la loro effigie sulle monete da due euro, ma forse avrebbero dovuto coniare una moneta da trenta denari simbolo del tradimento di Giuda, perché questo significa abrogare l’ergastolo ostativo, abrogare il 41 bis, e cambiare la legislazione sui pentiti”.

Falcone e Borsellino: “traditi per 30 denari”

Rabbia e passione per la ricerca della verità, Salvatore Borsellino, è un fiume in piena, le sue dichiarazioni sono accompagnate da quelle di Giovanni Paparcuri, l’uomo che visse due volte, che sciorina storie ai visitatori che ogni giorno visitagiudici uccisi da Cosa nostra 30 anni fa, scrissero di proprio pugno i 41 volumi della richiesta di rinvio a giudizio che sfociò nel maxi procseso.

Parpacuri il sopravvissuto alle stragi

Paparcuri racconta tanti aneddoti all’Agi come la storia del  ‘pizzino’ di Paolo Borsellino. Parpacuri è scanzonato, ma perentorio: “Se la papera vuoi trovare 5000 lire devi portare”. E la risposta dell’amico estorto, Giovanni Falcone, è degna della sua fama: “Paolo non rompere e rimetti la papera al suo posto”. E’ uno degli aneddoti – tra tanti – che Giovanni Paparcuri, l’uomo che visse due volte, sciorina ai visitatori che ogni giorno visitano il “bunkerino”, gli uffici blindati al primo ammezzato del Palazzo di giustizia di Palermo in cui i due giudici uccisi da Cosa nostra 30 anni fa, scrissero di proprio pugno i 41 volumi della richiesta di rinvio a giudizio che sfociò nel maxi processo.

Migliaia di morti nella guerra di mafia

Un racconto emozionante, commovente quello che fornisce all’Agi, perchè Giovanni Paparcuri – unico sopravvissuto della strage Chinnici, di cui era l’autista e poi reclutato da Falcone e Borsellino per la sua passione per l’informatica – nel suo ruolo di guida, ti fa ripiombare, alla fine degli anni Ottanta: “Migliaia di morti in 3 anni, c’era la guerra di mafia tra i corleonesi e i perdenti, sono morti magistrati, poliziotti, carabinieri, imprenditori”.