Luigi Lamonica fischi d’Europa
ESCLUSIVA: intervista al primo arbitro della finale di Coppa dei Campioni Efes-Real Madrid
Radio Cusano Campus, l’emittente marconiana dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, ha intervistato il primo ufficiale di gara dei tre designati per la finale di Eurolega (Coppa dei Campioni) di questa sera a Belgrado, tra il Real Madrid e l’Efes Anadolu Istanbul campione in carica, Luigi Lamonica. 56enne di Pescara, dirige gara fin dagli anni ’80.
In Italia non può arbitrare per “raggiunti limiti d’età”: in Europa è considerato il migliore.
Max:”Abbiamo il grande piacere di disporre dei pensieri, delle opinioni, di un arbitro internazionale e stimato dappertutto nel mondo della pallacanestro: Luigi Lamonica,buon pomeriggio”
Lamonica:”Buon pomeriggio a voi.”
Luigi Lamonica fischi d’Europa
M: “Grazie, come prima cosa. Sei pronto per le Final Four di Belgrado?”
L: “Si, diciamo di sì. Sono pronto dopo un lungo anno. Quindi devo essere per forza pronto”.
M: “Senti a scanso di equivoci, perché è la domanda che ci siamo posti tutti: più volte immagino che il movimento italiano abbia chiesto di affrontare il doppio impegno nel recente passato tra la nostra A1 e la l’Eurolega, la Coppa dei Campioni. Così almeno sgomberiamo il campo da dubbi, no?””
L:” No, guarda, lo sai bene, tu sei stato dentro la pallacanestro per tanti anni. Quando sono arrivato a 50 anni, purtroppo, c’era quella regola per la quale avevamo il limite di età. Quindi io ho rispettato la regola, perché a quel tempo era era normale, arrivato a cinquant’anni… Anzi, io ero fortunato, perché essendo nato a dicembre, e avendo iniziato la stagione, mi hanno permesso di arrivare fino a quasi 51. Sapevo che la regola fosse quella, quindi, certo, mi dispiaceva perché arbitrare in Italia. Sarebbe stato bello fino a continuare”.
Ho accettato la regola poi è cambiata ma ho dovuto fare una scelta
L.: “Però ho accettato senza nessun problema, poi, evidentemente, sono cambiate le cose, hanno avuto bisogno di arbitri esperti. Perché logicamente il ricambio non è stato così veloce, e quindi hanno modificato la regola. Però, credimi, a cinquant’anni il doppio impegno diventa veramente faticoso. Perché l’Eurolega richiede tanti sacrifici a livello di viaggi soprattutto.”
M: “E’ un altro campionato, dai numeri che propone”.
L: “Si, adesso sì. Una volta, lo sai, vent’anni fa, arbitravano in tutto 10 partite l’anno, adesso noi ne facciamo 34
M: “Solo di stagione regolare!”
L: “Solo di stagione regolare, quindi anche se hai dei turni di riposo, vuol dire fare, circa, 28-27 partite. Considerando che qualche volta c’è il doppio turno, è veramente impegnativo. E con i viaggi, il tempo di recupero diventa sempre più lungo. Mi sono accorto, poi, che forse la scelta giusta era quella di non arbitrare più, in una delle due competizioni. Perché fare tutte e due insieme, se vuoi farle bene, diventa veramente difficile.”
M: “Tu sei pescarese, Luigi, e il movimento d’Abruzzo ha sempre tirato fuori numeri e qualità molto interessanti. Ovviamente ci sono stati i tuoi colleghi nel passato che hanno avuto anche la l’opportunità di dirigere sia in serie A che poi nei dilettanti e nelle giovanili, quasi a dare una testimonianza cosa che, ora, non è più praticabile. Perché oggi mancano i numeri, rispetto negli anni ‘80 e ‘90, no?”
L: “Guarda hai perfettamente ragione, anche che dal punto di vista di partite internazionali, una volta, come ti ho detto prima, che si arbitrava relativamente poco. Ed era possibile fare anche le partite giovanili. Però considera che adesso il movimento giovanile in Italia va in campo praticamente tutti i giorni della settimana. Diventa veramente difficile, per chi arbitra all’estero con i viaggi, con i doppi turni: è praticamente impossibile. Io mi ricordo che anche gli arbitri di Serie A, arbitrano regolarmente nei campionati giovanili, aiutando il settore giovanile, sia del movimento arbitrale che in quello del gioco con la loro esperienza. In passato c’erano arbitri che facevano praticamente tutoraggio a noi arbitri giovani e ci aiutavano a crescere”
M: “Come il tuo collega di Serie A, che chiese di arbitrare l’ultima partita, una juniores, in Vis Nova, a Viale Manzoni, Sandro Teofili. Te lo ricordi?”
L: “Me lo ricordo tanto tanto tanto. Teo è stato un grandissimo arbitro in Italia, è stato un grandissimo anche all’estero. È un nostro vecchio istruttore. Nonostante tanti anni sul parquet, dice che le prime esperienze sono il…nostro marciapiede, che non dovremmo mai dimenticare da dove siamo venuti e che dobbiamo continuare a dare una mano agli altri giovani. Perché quello che ci è stato trasmesso dovrebbe essere poi trasmesso alle nuove generazioni. Perché purtroppo l’arbitraggio è soprattutto una questione di esperienza, e l’esperienza non si fa solamente con i numeri, cioè il numero di partite. Ma soprattutto dal modo in cui fai le partite. Cioè andare a fare una giovanile e aiutare un nuovo arbitro, secondo me, è il modo giusto per trasmettere questa esperienza, no?”
M: “Ma fu bello, perché la domenica prima, Alessandro, diresse la finale scudetto, mi sembra, Fortitudo Bologna contro Benetton e poi fece, mi pare, Vis Nova contro non mi ricordo quale altra realtà del settore giovanile, forse era un derby con la Stella Azzurra.
Senti, invece l’Europa, tramite la pallacanestro, ha avuto una sorta di miglioramento di certi rapporti. Valerio Bianchini, che non è uno qualsiasi, ha scritto cose di rilievo in tal senso”.
- “No, no assolutamente non è una persona normale, nel senso positivo della parola, nel senso di una persona che ha dato tanto. Perché ha fatto tantissimi esperimenti, continua ad avere idee innovative anche adesso dopo tanti anni di attività”
M: “Lui ha scritto ne “La leggenda del basket”, con l’amico e collega Mario Arceri, che la pallacanestro è lo sport più diffuso su tutto il pianeta e ha spiegato anche perché. Ha detto il calcio è quello più diffuso per motivi, fino a un certo punto, economici. Ma se andate in posti lontanissimi come le Ande o come l’Asia troverete sempre un campo da pallacanestro. Insomma, voglio dire, questa nostra amata disciplina, Luigi Lamonica, credo che veramente abbia toccato tutte le punte, tutte le distanze più remote, lontane del pianeta. Ed è bello.”
L: “Assolutamente, io ho avuto la fortuna, nel periodo giovanile di arbitrare con un ragazzo proveniente dall’Africa che aveva fatto tre giorni di viaggio per arrivare a Lubiana a fare questo torneo. Quindi, è verissimo che la pallacanestro è radicata in tutto il mondo. Probabilmente perché è molto più facile costruire un campo di pallacanestro che un campo di calcio. Nel senso che le dimensioni sono più piccole ed è più facile. Però è vero che noi abbiamo questa grande fortuna che è l’NBA, che è conosciuta in tutto il mondo. Che fa da traino a tutto il movimento e credo che sia probabilmente una delle competizioni più famose e più diffuse in tutto il mondo”
M: “A proposito, tu hai visitato l’America più volte, ti sei fatto un’idea della loro cultura cestistica?”
L: “Sì. La loro cultura, non solo cestistica, diciamo la cultura sportiva, è molto migliore della nostra. Noi abbiamo le squadre di club e loro invece hanno la scuola: loro partono dalle scuole superiori con i loro tornei, puoi fare il college, poi vanno in NBA. Avendo questa cultura radicata sulla scuola riescono a raccogliere milioni di partecipanti”.
E aggiunge, sul ruolo dello Sport negli States…
“Io credo che sarebbe anche questa, una cosa da studiare approfonditamente. Cioè il ruolo sociale dello sport nella società attuale. Quando vedi una scuola superiore che ha un palazzetto da 11mila posti, una università che ha un Dome di 30.000 posti, e che ad ogni partita è sold out, capisci bene che lo sport ricopre anche a livello sociale un un’importanza fondamentale per la crescita, non solo dell’atleta, ma anche della persona. Logico che sarebbe veramente interessante capire il motivo per cui loro riescono a fare questo e non ci riusciamo. Non riusciamo a portare lo sport nella scuola, qualsiasi tipo di Sport”.
M: “Basterebbe vedere le finali universitarie di college, che vengono giocate in palazzetti che vanno da 21.000 a 40.000 posti, che fanno impressione…”
L: “Ormai Io credo che 40.000 posti sono anche pochi. Perché le ultime Final Four, degli ultimi 3-4 anni, sono state giocate in Dome dove giocano football americano, con 80.000 spettatori. Ma non riesco a capire cosa vedono da lì sopra. Perché, ci fosse più una partita di Football Americano, il campo sono 110 metri come un campo di Calcio, rispetto al nostro che è un campo di 28. Nonostante questo lì vedi, lì capisci cosa vuol dire lo sport per la società”.
Il senso di appartenenza degli ex studenti
“Io ho assistito a partite amichevoli di college, dove vedevi tifosi che partivano da 18 anni per arrivare a 60, cioè erano ex studenti che si presentavano al palazzo con delle magliette del colore della loro squadra che tifavano di tifavano come degli hooligans inglesi. Era uno spettacolo incredibile, mi capisci cosa vuol dire? Questa cosa rimane dentro per tutta la vita. Partecipare ad uno spettacolo del genere, dopo tanti anni, vuol dire che ti sei talmente tanto affezionato a quel concetto di squadra, quel concetto di tifo, senso d’appartenenza che noi purtroppo perdiamo, certe volte. Un giocatore della nostra squadra del cuore va via: bene, non tifo più questa squadra perché il mio giocatore del cuore ha abbandonato. Da loro, invece, rimane dentro come un virus che ti colpisce e non ti lascia più. E’ qualcosa veramente di particolare”
M: “A proposito di Eurolega, diciamo anche che qualche campo caldo nei confronti di voi arbitri si è dato una calmata per fortuna, no? La gente ha cominciato a capire che l’Eurolega è un torneo serio e che la gente di altro colore, o gli arbitri, parlo di colori di maglietta, vadano rispettati. Credo che da questo punto di vista un po’ è cambiato o c’è ancora tanto da lavorare?”.
L: “C’è ancora tanto da lavorare, però effettivamente le cose sono cambiate, anche perché l’Eurolega ha preso di petto questa situazione. Io mi ricordo di alcune multe a sei cifre. La dirigenza si è resa conto che forse era meglio investire un po’ sulla sicurezza, non solo degli arbitri ma anche degli stessi spettatori”.
L’Eurolega lavora anche per la sicurezza dello spettatore
L.: “Io ricordo di partite giocate con 8-9000 spettatori in più della capienza, senza vie di fuga, con un rischio veramente alto. E l’Eurolega ha deciso di mettere un punto a questa situazione e sono iniziate a partire multe veramente salate, che sono adeguate. È logico che ci sono dei campi dove il tifo continua a essere molto pressante, però si sa, ci si sta dando una calmata tutti quanti insieme. Anche perché anche perché si vede la NBA, si capisce che le cose sono diverse. Lo spettacolo non può essere lasciato in balia di 1000 tifosi scalmanati”.
M.: “In America, basta che tu tiri 1 aereo di carta e vieni accompagnato l’uscita e poi non torni più a vedere le partite dell’NBA”
L: “Non solo, ti prendono l’abbonamento e te lo strappano: è esattamente quello il giro ma non solo. Poi vengono denunciati, vengono multati. Anche perché lì i biglietti sono tutti i nominativi e sanno benissimo chi sono le persone che disturbano. Una volta che tu commetti l’atto che viene ripreso, vieni allontanato e qualche volta vieni allontanato per sempre”.
- “Nel 1997 vennero qui 7000 tifosi sul totale del Palaeur che erano dell’Olympiacos. Ti ha impressionato la notizia che i tifosi del Pireo abbiano comprato 11.000 biglietti per Belgrado?”
L: “Non sono per niente sorpreso, ma questo diciamo che in Grecia è un fatto abbastanza normale. Io ho avuto la fortuna di arbitrare una Final Four in Spagna dove era coinvolta l’altra squadra di Atene, il Panathinaikos. Giocavamo a Barcellona nel Sant Jordi che fa 24.000 spettatori sugli spalti, e non dico la metà, ma quasi, erano del Panathinaikos. Erano quasi tutti con la maglietta verde. Non sono sorpreso, credimi.”
M: “Per i giovani fischietti tuoi colleghi, prima delle partite, quali sono i consigli che ti chiedono maggiormente?”
L: “Mi chiedono soprattutto sulla concentrazione della partita, sul modo di preparare la partita, su cosa bisogna fare per essere concentrati. Sono tutte situazioni che per fortuna l’esperienza mi ha insegnato a gestire. Nel senso che bisogna preparare una partita del genere e bisogna prepararla con calma e soprattutto bisogna prepararla studiando tutti i particolari. La composizione delle squadre e le caratteristiche dei singoli giocatori, come si comportano gli allenatori, guardando le clip delle squadre, qualche volta studiando i loro schemi. Ma soprattutto quali sono le caratteristiche dei singoli giocatori”.
Benedetta tecnologia
“Grazie a Dio adesso la tecnologia ci aiuta molto, nel senso che una volta era difficile trovare immagini che ti potessero mostrare come giocasse un determinato giocatore, adesso è molto semplice. Anche l’Eurolega stessa fornisce a noi arbitri un database abbastanza corposo di clip. Dove possiamo andare a trovare le azioni di tutte le partite di quella squadra. Per noi diventa abbastanza facile trovare notizie che possano aiutare noi durante la partita, tipo se c’è un giocatore che è infortunato, lo stato di forma della squadra, queste sono tutte variabili che noi dobbiamo conoscere prima di una partita del genere, prima una Final Four”,
M: “Magari fossero così i metodici quelli del calcio da noi…
L: “No, io credo che lo siano, credimi, però nel calcio è molto più difficile”
M: “Sulla tecnologia il basket ha anticipato di molto il mondo del football”
L: “Anche qui, perché l’NBA è partita con 20 anni di anticipo, e noi in Italia siamo stati i primi in Europa ad adottare il, noi lo chiamiamo Instant Replay, il calcio lo chiama VAR ma poi il sistema è lo stesso. Quindi la famosa moviola della domenica sportiva, noi abbiamo iniziato nel 2005 e neanche a farlo apposta, l’adottammo solo per i playoff.
M: “Ci fu una finale scudetto che l’Instant Replay decise, che era una finale Milano-Fortitudo Bologna se non ricordo male”
L: “Esatto, Milano-Fortitudo Bologna, forse fu la prima situazione in cui noi utilizziamo il replay e decidemmo un campionato, per questo è diventata così famosa”
M: “Il basket ha capito subito che necessitasse l’impiego della tecnologia, li si decide un tiro a tre, se era fatto all’ultimo secondo o no”
L: “Esatto e lì era molto meno di un secondo, quindi l’uso della tecnologia fu fondamentale e, ti ripeto, manco a farlo apposta su in quella in quella partita e ricalcava moltissimo una finale precedente del 1989 che, non so se ti ricordi, la famosissima “Rivolta di Milano”, decisa con un’ultima decisione degli arbitri dove tutti avevano visto un canestro buono, solo un arbitro aveva visto che non era buono. Io mi ricordo che per la prima volta la domenica sportiva aprì la puntata facendo rivedere il fotogramma di quella partita, dove si vedeva che l’arbitro aveva fischiato giusto, cioè aveva preso una decisione giusta, cioè quella di annullare il canestro
M: “Per 40 centesimi, Livorno non vince lo scudetto…
L:”Quella decisione fu presa praticamente nello spogliatoio. Perché ci fu invasione di campo se me lo ricordo bene”
M: “Luigi Lamonica, utilizziamo qualche secondo qui, sulla radio dell’università Niccolò Cusano, per dire che la tua regione è innamorata del basket e del ciclismo, oltre che del calcio. Ma soprattutto quanto è duttile turisticamente e quanto è bella, spendiamo delle belle parole per il tuo Abruzzo”
L: “Beh Abruzzo è l’Abruzzo. È una terra che ti permette di viaggiare, di arrivare dal mare alle montagne in 45 minuti, quindi puoi sciare d’inverno e vedere il mare, che non è poco. Poi dal punto di vista della cucina, sappiamo tutti che ci sono ci sono delle eccellenze: a partire dai vini per passare ai piatti di pesce ad arrivare ai famosissimi arrosticini che ormai abbiamo sdoganato in tutto il mondo
M: “Io intanto dico a tutti i tifosi di fare il tifo per te per questa Eurolega, in modo che, così come si fa anche nel calcio, tifiamo per i nostri amici col fischietto e poi, quando vorrete, raccontarci anche esperienze. Qualche volta avete tempo di fare un po’ i turisti come arbitri di Eurolega?
L: “Guarda, non tanto. Perché, come ti dicevo, noi, la sera prima della partita, facciamo un breve briefing, che poi diventa di due ore, perché logicamente sono talmente tanti dettagli da studiare e da valutare e anche per confrontarci su gli spostamenti. Sai, una volta era più semplice poter visitare una città, non abbiamo proprio tantissimo tempo per conoscerla. Però capita, alcune volte, per esempio hai una mezza giornata perché l’aereo per ripartire, non è il solito aereo alle 7 di mattina e quindi approfitto per farmi un giro nelle città dove ci troviamo
M: “Meglio, anche perché penso che ci sia curiosità di tipo culturale e di capire alcuni monumenti”
L: “Logico che vai a Madrid, non dico che devi andare al Prado perché ci vogliono due giorni per visitarla, ma una camminata per la città reale oppure Plaza Mayor, quindi vedi un po’ di storia e, se sei curioso, hai la possibilità anche di farti un piccolo bagaglio culturale
M:”Senti a proposito, è la decima Final Four che fai, è tanta roba. Non capita tutti i fischietti una cosa del genere vuol dire vuol dire che ti sei messo di buzzo buono”
L:”Si, è la decima, ho avuto anche la fortuna di iniziare presto e ho avuto anche la fortuna, che è anche sfortuna, per alcuni anni gli avessi essere neutrale per tanto tempo. Mel senso che le scuole italiane non hanno avuto un periodo molto brillante in Eurolega…
M:” Quello che disse Collina dei Mondiali del 2002? L’Italia non va avanti, io vado a fare la finale del Mondiale ma peccato per l’Italia”
L:” Esattamente, io ho avuto la fortuna di vivere un periodo un po’ diciamo così così per le squadre. Però adesso pare che uno spiraglio di luce si veda.
M:” Eh sì, adesso sono ridiventate due le squadre Virtus Bologna e Milano
L:”Considera che all’inizio erano quattro, quindi capisci bene che qualcosa è accaduto si. Però bisogna imparare dagli errori fatti precedentemente, adesso siamo in un punto in cui possiamo rialzare la testa.”
M: “A proposito, adesso pare che Sergio Scariolo se lo stiano contendendo la Virtus Bologna e la Federazione spagnola campione del mondo, quindi vuol dire che i nostri sono bravi, i tecnici”
L: “No, non è che doveva accadere questo, lo sanno in tutta Europa che i nostri tecnici sono bravi. Perché tu considera che ci sono stati allenatori tipo Scariolo. Ormai è un è uno spagnolo a tutti gli effetti, è andato via prestissimo dall’Italia, ha avuto dei successi grandissimi con delle squadre di club spagnoli come il Victoria, poi è andato a Malaga quindi è stato al Real Madrid. Ha vinto come pochi, penso, abbiano vinto come squadre nazionali
M:” Ha vinto il mondiale, è stato l’assistente dei Toronto Raptors campione NBA, insomma ha fatto tanto”
L:” Ha vinto campionati europei più volte, quindi lui è, diciamo, una delle punte di diamante. Intanto Trinchieri sta facendo benissimo a Bayern Monaco, ha fatto benissimo prima al Bamberg. Di allenatori italiani che sono andati fuori, penso Cancellieri che è anche candidato come migliore allenatore in Francia, quindi che abbiamo ne abbiamo veramente tanti, i nostri allenatori sono conosciuti e apprezzati in tutta Europa.
M: “E abbiamo il grande Meo Sacchetti che si difende bene con l’azzurro nel ricambio generazionale tra le altre cose, aggiungo. Ti dico grazie, Luigi Lamonica, però dopo l’Eurolega ti torneremo a scocciare a disturbare, perché vorremmo sapere tutto di questa cosa che vedremo in sede televisiva con due spagnole, e poi naturalmente con l’Olimpiakos del Pireo e l’Efes campione in carica, anche lì il livello tecnico è notevole. In attesa che le nostre squadre si preparino per la prossima Eurolega. Intanto hai raggiunto diciamo la stella, 10 Euroleghe, che tanto di cappello come si dice, buon lavoro e buona pallacanestro a te e a tutti i tuoi colleghi”
L: “Grazie mille!”
Questa sera Real Madrid contro Efes Anadolu Istanbul per lo scettro d’Europa. In tanti, in Italia, tiferemo per il primo, dei tre ufficiali. Luigi Lamonica da Pescara, globetrotter degli arbitri di Pallacanestro. Per lui è la decima “Final Four” europea, un record imbattibile, almeno per i fischietti di casa nostra. Gli altri due sono l’ucraino Boys Ryzhyk e Gytis Vilius, lituano.
L’intervista (ascoltabile su www.radiocusanocampus.it)
è stata dattiloscritta dal collega radiocronista sportivo Francesco Liotta