In occasione del decimo anniversario dalla prima delle due scosse che tra il 20 e il 29 maggio del 2012 devastarono l’Emilia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato Medolla, in provincia di Modena, per ricordare le vittime del terremoto. Un lungo applauso ha poi accolto Vasco Errani, ex commissario alla ricostruzione.
La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia
Il 20 maggio 2012 alle 4.03 oltre 3.500 scosse con punte di magnitudo 5.9 si sono abbattute in Emilia.
Gli sfollati furono 45mila. Nonostante questa grave tragedia, già l’anno scolastico seguente ogni alunno tornò nella “sua” scuola. La ricostruzione ha raggiunto la quota 95% degli obbiettivi: ad oggi restano fuori gli edifici di pregio non strettamente necessari alla vita di comunità e alla ripresa produttiva.
La solidarietà di Sergio Mattarella
Durante il suo discorso, il Presidente della Repubblica ha parlato della grande solidarietà dimostrata dalla società e dalle istituzioni, locali e nazionali nei confronti delle vittime del terremoto.
Sergio Mattarella ha poi elogiato l’operato della Protezione Civile nell’assistenza, nelle complesse attività di messa in sicurezza e negli interventi di ricostruzione.
Terremoto e pandemia: due drammi, un unico insegnamento
I bambini delle scuole hanno accolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha ricordato come il terremoto e la pandemia abbiano in comune una cosa: l’insegnamento dell’esperienza del dramma.
“La forza di una comunità risiede nella partecipazione, nel rendersi conto che ciascuno di noi – ha aggiunto il presidente – è insieme che possiamo edificare l’avvenire. Per costruire una realtà migliore, più funzionale, più giusta, non per tornare semplicemente al tempo di prima”.
La guerra in Ucraina
Durante questo giorno importante, un pensiero è andato anche alle vittime della guerra in Ucraina:
“L’accoglienza che è stata offerta alle famiglie, alle donne, ai ragazzi ucraini in fuga da questa guerra scellerata di aggressione sono una prova di come la solidarietà resti sempre un filo robusto che tesse le vite e le storie”.