Questa mattina Palermo si è svegliata tappezzata di finti manifesti elettorali. Quest’ultimi recitavano gli slogan: “Forza Mafia” e “DC Democrazia collusa Make Mafia great again”. Il primo manifesto si ispirava alla iconografia di Forza Italia. Il secondo è un evidente riferimento alla campagna elettorale del 2016 di Donald Trump.
I manifesti sono una chiara frecciatina alla questione morale e al ruolo dell’ex governatore Totò Cuffaro e del forzista Marcello Dell’Utri, entrambi condannati per reati di mafia.
Manifesti a Palermo: i principali indiziati
A tappezzare la città di Palermo di questi manifesti è stata un gruppo di giovani palermitani sotto il nome di “Officine corporation”. Probabilmente, i cittadini del Capoluogo assisteranno a nuove manifestazioni di dissenso a ridosso delle celebrazioni nel trentennale della strage di Capaci.
La Digos sta indagando per identificare i diretti responsabili e a Palermo sono già partite le operazioni “di pulizia” per smantellare tutti i manifesti.
La reazione del sindaco dopo i manifesti a Palermo
A fronte di questo episodio, il sindaco Franco Miceli ha attaccato il competitor Roberto Lagalla: “Ci abbiamo messo 30 anni di impegno e battaglie osserva l’architetto per scrollarci di dosso l’etichetta di capitale della mafia. Lagalla in un mese è riuscito a vanificare tutto, riabilitando personaggi come Cuffaro e Dell’Utri. Vergogna“.
Lagalla, di tutta risposta, ha parlato “dell’ennesima caduta di stile da parte di chi, privo di contenuti e idee, tenta di delegittimare l’avversario politico pur di ottenere un briciolo di visibilità – ha poi aggiunto – chi ha affisso quei manifesti offensivi e denigratori è un mascalzone, un provocatore, un portatore sano di ignoranza. Vergogna“.
L’ex assessore ha scritto anche in un post sui social: “Comprendo le esigenze di copione elettorale del candidato di quella sinistra a cui faceva riferimento quell’antimafia di facciata oggi alla sbarra. Piuttosto che prendere le distanze dai vandali che hanno imbrattato la nostra città, denunciando le volgari illazioni contenute nei manifesti, si diletta ad additarmi come male assoluto di Palermo“.