Un vero e proprio regolamento di conti. Mario Draghi è sempre in più in pressing sulla maggioranza che sostiene il suo governo per portare a termine la missione Pnrr. Anzi, più che in pressing è letteralmente “furioso”, come spiegano dal suo inner circle. Draghi ha atteso diversi mesi e alla fine si è lasciato andare a una sfuriata molto dura.

Il Consiglio dei Ministri convocato ieri d’urgenza e durato solo 10 minuti giusto per ribadire la linea del premier e mettere in riga i partiti sarebbe la punta dell’iceberg dei malumori che si annidano dalle parti di palazzo Chigi.

Tutto è cominciato nella mattinata di ieri. Finita la seduta di Montecitorio, Draghi, è rimasto a dir poco sbalordito dal comportamento dei partiti che compongono la maggioranza di governo. Chi ha avuto modo di sondarne gli umori lo ha descritto “nero” per il comportamento di Salvini e dei 5 Stelle che anche dopo il suo discorso in Parlamento hanno continuato con i soliti distinguo e con gli scontatissimi refrain del vogliamo la pace, come se Draghi non la volesse o bastasse fare qualche dichiarazione per ottenerla.

Insomma, Draghi era furioso perché i partiti gli avevano garantito che almeno in Parlamento non avrebbero calcato la mano e “dato sulla voce” al premier. Invece così non è stato. Ecco perché la convocazione in fretta e furia del consiglio dei ministri (dopo aver ottenuto il via libera dal Quirinale con il quale si è confrontato) per mettere i suoi “nemici” con le spalle al muro. Infatti, la fiducia sul ddl concorrenza (provvedimento che sta molto a cuore alla Lega) è passata all’unanimità. Un modo, da parte di Mario Draghi, per far vedere a tutti gli italiani che i partiti che in pubblico lo contestano (ma non in Cdm) sono tutto “chiacchiere e propaganda”.