Referendum giustizia, On. Varchi: “FdI continuerà a parlare di referendum”. Le statistiche ma anche il sentimento popolare dicono che la giustizia italiana ha bisogno di riforme importanti. Noi come FdI, pur non condividendo la totalità dei punti in oggetto, abbiamo partecipato attivamente anche alla raccolta delle firme, perché ritenevamo che l’impulso di questo governo, come anche i governi che lo hanno preceduto nel corso di questa legislatura sulle riforme in materia di giustizia, sia stato assolutamente inefficace.

Referendum giustizia, On. Varchi: “FdI parla del referendum e continuerà a farlo”

FdI ha partecipato alla raccolta firme, e ci dispiace che il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati non sia stato ammesso dalla Corte Costituzionale altrimenti gli italiani avrebbero potuto esprimere la loro opinione anche su questo.

Siamo contrari a questi due quesiti perché riteniamo che a livello legislativo una abrogazione sic et simpliciter rischi soltanto di aumentare il potere della magistratura sui politici. Cosa che ha dato luogo ad alcune storture, con politici condannati in primo grado e assolti in quelli seguenti con i conseguenti ritardi sul compito istituzionale che erano chiamati a svolgere. La politica ha dei tempi che non sono quelli della magistratura e i  cittadini che con il loro suffragio eleggono una persona per vederla sospendere dalle funzioni hanno solo che nocumento.

Referendum giustizia: se ne parla troppo poco

Come FdI, insieme con i colleghi che sono in commissione vigilanza, tra cui l’on. Mollicone che si è impegnato per la battaglia, abbiamo condotto e vinto la battaglia per l’informazione perché il servizio pubblico faccia una corretta informazione su questi referendum e visto che se ne parla troppo poco.
Perché se ne parla poco? Perché far pronunciare direttamente i cittadini su quello che non funziona nella giustizia italiana viene percepito come un problema, lo abbiamo visto con la riforma del Csm che è stato il frutto di un compromesso a ribasso.

Il momento storico della giustizia italiana

La Giustizia Italiana sta vivendo un momento drammatico. I continui scandali che si sono abbattuti sulla magistratura ne hanno minato la credibilità. La riforma varata non affronta il nodo dei problemi e non è incisiva: i processi che durano anni più della media europea non sono un problema che riguarda il reclutamento dei magistrati ma sono dovuti anche a modelli erronei dal punto di vista organizzativo. Dare pagelle ai magistrati che hanno incarichi direttivi per capire quale ufficio funziona e quale no a parità di organico non lo trovo scandaloso. Chi vuole assumere incarichi direttivi si deve assumere l’onere di far funzionare a dovere quegli uffici. Non basta ogni volta aggredire il codice di procedura civile e penale pensando che eliminando una delle azioni a tutela dei diritti dei cittadini si risolva il problema della lungaggine del processo, perché se un giudice decide per un rinvio a un anno o due anni il problema è a monte ed è del tutto organizzativo.

Il governo tecnico deresponsabilizza i politici?

Noi stiamo facendo il possibile, tutti i partiti hanno attivato le nostre campagne di comunicazione ma il parlamento che è l’espressione dei cittadini non viene minimamente coinvolto. La riforma dell’ordinamento giudiziario è stata discussa in altre stanze, soltanto con le forze di maggiornaza e alla fine il gruppo di tecnocrati che occupano i ministeri hanno deciso l’impronta da dare. Il problema che dovremo iniziare ad affrontare sono i fuori ruolo, quei magistrati che vengono tolti dall’ufficio di riferimento e vengono posizionati nella scrittura delle leggi e hanno una vicinanza, una osmosi con il potere esecutivo quando non addirittura legislativo. Anche su questo l’iniziativa del governo è stata molto sfumata e impercettibile.

L’appello

Voglio rivolgere un invito a chi ci ascolta: la giustizia italiana ha ripercussione diretta sulle nostre vite. La raccomandazione che faccio è di non percepirla mai come qualcosa che riguarda altri,  se vogliamo provare a dare una spallata per costringere le forze politiche a riformarla occupandosene, diamogliela e andiamo a votare.

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