A una settimana di distanza dall’annuncio dei primi casi di Covid-19, la Corea del Nord vede rapidamente precipitare la situazione, scatenando l’allarme dell’Oms. La strategia adottata dal regine di Kim Jong-un replica quella in vigore attualmente in Cina, con risultati non proprio confortanti. Tra i due Paesi c’è però una sostanziale differenza, ovvero quella relativa alla popolazione vaccinata.

Ma il divario è molto più ampio e se Pechino continua a fare fatica nella gestione dell’emergenza, lo spettro per Pyongyang è di una crisi che metterebbe in ginocchio l’intero Paese.

Corea del Nord, serio rischio crisi alimentare causa covid

Dal 12 maggio, giorno in cui si è registrato ufficialmente il primo caso di Covid-19 in Corea del Nord, Kim Jong-un ha imposto un lockdown alla popolazione sulla scia del modello cinese. L’obiettivo principale è di tenere l’epidemia sotto controllo, tuttavia la nazione non può permettersi un blocco totale delle attività. I guai principali riguardano il comparto alimentare, una delle piaghe principali del regime, che ha già messo in ginocchio una buona fetta della cittadinanza.

Le attività produttive rimangono dunque operative, tutto il resto viene invece limitato. Ciò che manca a Pyongyang sono le risorse per poter applicare il rigido schema “Zero Covid”, a cominciare dal sistema di tracciamento. I numeri che vengono riferiti dalle agenzie di stampa del regime potrebbero rappresentare solo una piccola parte, così come i dati relativi alla protezione vaccinale, totalmente sconosciuti.

A tal proposito Kim ha rifiutato le offerte di medicinali proposte dall’Oms tramite Cina e Corea del Sud. Per il dittatore, la soluzione efficace consiste nell’effettuare gargarismi con acqua salata.

Intanto Kim bacchetta i funzionari e rilancia sul nucleare

Dalla giornata inaugurale della crisi pandemica, la Corea del Nord ha segnalato 262mila casi con 63 decessi tramite l’agenzia KCNA. Kim, che parla di “febbre” per riferirsi al virus, è alle prese con una potenziale bomba a orologeria, e non si esclude che possa depistare l’opinione pubblica tramite la diffusione di fake news.

Non solo, ma pur di tenere pulita la sua immagine ha pesantemente criticato i funzionari governativi, definendoli “immaturi, pigri, negligenti, in una parola inadeguati”. La loro colpa? Non aver previsto l’arrivo a Pyongyang del Covid-19.

Infine, nemmeno lo spettro di un default totale sembra scoraggiarlo dal desistere da nuovi test missilistici. Al momento sono 15 le esercitazioni condotte da inizio anno e il programma proseguirà senza sosta, continuando a implementare ordigni.