La caduta di Mariupol segna una svolta nel conflitto in Ucraina sotto il profilo geopolitico e umanitario. La città sul Mar d’Azov rappresentava il baluardo della resistenza ucraina, almeno finché Kiev e il presidente Volodymyr Zelensky non hanno ordinato ai soldati rinchiusi nell’acciaieria Azovstal la resa definitiva, ringraziandoli per l’eroico impegno.

Se dal punto di vista territoriale la conquista di Mariupol consente alla Russia di aver il corridoio fino alla Crimea, si apre il dibattito sul destinato che attende gli uomini. 959 in totale, secondo i dati comunicati da Sergey Shoigu, il ministro della Difesa russo. Il Cremlino avrebbe garantito il trattamento diplomatico previsto dagli standard internazionali tuttavia la Duma, il Parlamento di Mosca, preme per l’avvio di un processo per terrorismo. Una storia che si intreccia con ciò che sta avvenendo a Kiev.

Resa Azovstal, l’Ucraina valuta scambi di prigionieri

Tra il migliaio di soldati evacuati da Mariupol, circa 50 sarebbero già stati trasportati nelle strutture ospedaliere della repubblica separatista di Donetsk, di cui la città fa parte. Ora però si cerca di capire quale sarà il loro destino.

Zelensky ha annunciato alla nazione che farà tutto il possibile per portare a casa vivi i soldati del reggimento. L’operazione è seguita attentamente dalla vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk:

Quando le condizioni dei feriti si saranno stabilizzate, valuteremo eventuali scambi con prigionieri di guerra russi. Lavoriamo ora alle prossime fasi dell’operazione umanitaria“.

Spinge invece in direzione opposta la Duma, con una presa di posizione forte esplicata dal presidente Vyacheslav Volodin:

I criminali nazisti non dovrebbero essere scambiati, ma processati“.

Intanto la procura generale di Mosca ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere gli Azov come “organizzazione terroristica”.

La Duma estremista chiede la pena di morte

Più cauta e diplomatica, almeno sulla carta, la linea promossa da Dmytro Peskov, portavoce di Putin:

“I combattenti dell’acciaieria Azovstal saranno trattati in linea con le “leggi internazionali“.

Ciò non esclude pertanto la classificazione dei militari come “prigionieri di guerra” o peggio “criminali di guerra”. Ma c’è chi invoca l’ergastolo o la pena di morte, tramite eccezione sulla moratoria.