“Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire…” così parlava il conte zio nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. E così Enrico Letta ha aperto la prima direzione del Pd in presenza con una relazione algida che non ha certo smosso l’entusiasmo dei presenti (quasi nessun passaggio è stato applaudito dal pubblico), tenendo il punto della relazione con il M5S nel modo più freddo possibile.

Il Pd teme che dopo l’estate Conte esca dalla maggioranza di governo

I presenti hanno notato che solo sulla legge elettorale, il segretario, di solito molto cauto sul tema, è sembrato sul punto di scongelarsi, definendola per la prima volta ‘fondamentale’.
Quanto bastava per dare nuova linfa ai mugugni crescenti in sala e nella adiacente terrazza del Nazareno dove l’ipotesi più gettonata tra i parlamentari resta quella di un abbandono deciso da Conte e comunicato non prima di ottobre. 

Enrico Letta non vuole fornire alibi al M5S

Un’eventualità che certamente è ben nota anche al segretario se è vero che in queste ore i suoi uomini si sono sgolati per chiedere alla truppa dem ‘di non fornire alibi al M5S’. 
E così anche l’insistenza sul proporzionale da parte di Letta ma soprattutto da parte di Franceschini è stata completamente slegata dalla valutazione sulle alleanze.  Proporzionale certo, ma anche in questo caso sopire e troncare.
Si diceva dei mugugni in terrazza, che ormai riguardano un’ampia schiera di parlamentari, al folto gruppo, fondato dai soliti Marcucci, Stéfano, Margiotta, si sono aggiunti in pianta stabile anche altri deputati quali Andrea Romano, Alessia Morani, Emanuele Fiano. In pratica tutta Base Riformista, la corrente del ministro della Difesa e di Luca Lotti, ma non solo Base riformista. ‘Io direi che ormai è una minoranza tra noi coloro che dicono 5 Stelle sempre e comunque, e tra loro non comprenderei il ministro Franceschini, che si esprime con “intelligenza tattica e per puro machiavellismo”, racconta un senatore del sud alle prese con il suo sigaro.

Il Pd rischia di perdere le prossime elezioni con o senza Conte

Che cosa potrebbe succedere se in autunno il leader del M5S dovesse svincolarsi dal campo largo? “Una scelta obbligata, l’alleanza con tutti i riformisti, da Calenda e Renzi. Si perderebbero le elezioni comunque, ma almeno con orgoglio”, prevede lo stesso parlamentare, piano piano se ne sta convincendo anche il segretario”.
Anche sui referendum, è pronta una pattuglia di dissidenti che il 12 giugno, andranno a votare si a tutti o a qualche quesito. Da Giorgio Gori a Salvatore Margiotta, da Gianni Pittella a Luciano D’Alfonso, da Stefano Ceccanti ad Enrico Morando, e per finire anche da Andrea Marcucci che al termine della direzione ha comunicato che voterà si sulla carcerazione preventiva e sulla legge Severino.