“Quanno c’è ‘a salute c’è tutto/Basta ‘a salute e un par de scarpe nove/Poi girà tutto er monno”. Era la canzone senza titolo che cantava Nino Manfredi. E’ proprio vero il suo messaggio. La salute è importante e c’è chi dice che se non è tutto senza la salute il tutto è niente. Allora teniamocela ben stretta. In tempi di pandemia abbiamo capito che basta un semplice virus, che neppure sappiamo bene come è partito, per mettere in crisi l’umanità intera. Ma, come cantava Manfredi, oltre alla salute ci vogliono “scarpe nove”. Servono per camminare, per intraprendere nuove imprese, per sognare, per visitare luoghi, incontrare le bellezze naturali e artistiche del Belpaese, per vedere quella luce che sembra affievolita per la pandemia e la guerra.
Nella notte più nera c’è bisogno della rivolta dei fiduciosi
Noi esseri umani siamo fatti per la luce e non per il buio, che esiste però, eccome se esiste. Ma anche nel buio c’è una fessura che ci fa vedere la luce, anche dove ci sono ombre vuol dire che c’è. Anche ora che c’è la guerra con il coinvolgimento diretto o indiretto di tante nazioni e accompagnato dalla paura per il domani. Vorremmo che tutto finisse subito, desideriamo avere questa certezza ma più la cerchiamo e più ci rendiamo conto che siamo nel tempo dell’incertezza e dello sconforto, delle bombe e delle distruzioni. Ma per questi momenti ci viene in soccorso un pensiero della stella del reggae Bob Marley: “Oggi è il giorno che ti faceva paura ieri”.
E la paura e la sfiducia dobbiamo estirparle dal nostro modo di pensare perchè mandano in crisi aziende, intere comunità e gruppi che devono costruire qualcosa di buono per un mondo che cambia e nel quale c’è sempre più bisogno della rivolta dei “fiduciosi”. Lo sappiamo che è difficile mentre non si placano i venti di una guerra sempre più larga ma abbiamo il dovere di provarci. Provare a cercare la luce.
Stefano Bisi