Si è tenuto questa mattina a Milano il 50esimo anniversario della scomparsa del commissario Luigi Calabresi. Presenti alla cerimonia la vedova, Gemma Capra, oltre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La mattina del 17 maggio del 1972 un commando uccise il commissario Luigi Calabresi davanti a casa sua a Milano. Calabresi, all’epoca vice-responsabile della sezione politica in Questura, era considerato il responsabile della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra durante un interrogatorio. Lotta Continua giurò vendetta per l’episodio, arrivata poco dopo: due colpi da un’auto in sosta prima della fuga spensero la vita del 34enne mentre si recava al lavoro.

Il processo fu lungo e complicato e non si arrivò mai alla ricostruzione totale della verità, ancora oggi reclamata sia dalla vedova che dal figlio Mario.

Omicidio Calabresi, Mattarella e Gianni presenti alla funzione

La cerimonia di commemorazione del 50esimo anniversario della scomparsa di Luigi Calabresi si è tenuta nella chiesa di San Marco, laddove si celebrarono i funerali. Presente alla funziona anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha tenuto un discorso:

Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi. Fedele servitore dello Stato democratico fino al sacrificio, la Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici e ci dà forza per le sfide dell’oggi. Figure come il Commissario Calabresi portano alti i valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni“.

Il ricordo della vedova: “Dare il perdono ti rende una persona libera”

Memoria, ma anche eredità e accettazione di un destino triste e infelice, pietre miliari di una società profondamente rinnovata:

«In questo giorno si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico. Il coraggio, la compostezza dei tanti familiari delle vittime dei terrorismi, sono diventati negli anni pietre miliari di una ricomposizione della comunità attorno ai principi del rispetto. Una faticosa ricostruzione paziente del tessuto civile lacerato dall’odio che le bande del terrore seminavano con le loro azioni e le loro parole“.

Poi il ricordo della vedova Gemma Capra, che afferma di aver completato il percorso verso il perdono:

La fede è stata basilare. Così ho potuto restituire agli assassini la loro dignità di persone, è stata fondamentale per provocare la svolta dentro di me. A volte mi capito di sognarlo ancora, io e lui in un ristorante, a un certo punto si sente come un’esplosione. Io salto in piedi e grido, sono spaventata, ma lui mi dice di calmarmi. Ma nell’immagine successiva del sogno io sono fuori dal ristorante, da sola, arriva un’altra esplosione e io capisco che lui è morto perché non è uscito“.