Sono 30 le persone denunciate dalla Polizia per le manifestazioni contro il Green pass. Il caso risale, come noto, alle manifestazioni avvenute a Trieste nell’ottobre dello scorso anno quando si protestava contro l’obbligo del Green Pass sul posto di lavoro. Ora i 30 denunciati dovranno rispondere di reati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, blocco stradale, getto pericoloso di cose all’indirizzo delle forze di polizia, dei reati di grida e manifestazioni sediziose e di adunata sediziosa, nonché di manifestazione non autorizzata.
Manifestazioni Green pass: l’accaduto
La manifestazione aveva causato non pochi danni al traffico e alle attività portuali. La protesta organizzata dal sindacato Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste aveva raggiunto addirittura le 8mila presenze. La Questura di Trieste intervenne inviando le forze di polizia sul posto per ripristinare l’ordine nella zona. I manifestanti però non vollero lasciare il sito e alcuni manifestanti iniziarono a frapporsi in maniera violenta nei confronti delle forze di polizia. Così le forze dell’ordine ricorsero addirittura all’uso degli idranti per sgomberare la zona.
Dopo l’episodio parte dei manifestanti iniziarono a muovere il corteo per le vie della città di Trieste bloccando il traffico. Una parte di questi però rimase nella zona portuale nei pressi del Varco IV, rendendosi protagonista di atti violenti con la polizia.
Le indagini
La questura di Trieste ha così aperto un’inchiesta in merito ai fatti appena citati. Durante le indagini sono stati visionati diversi filmati che hanno permesso di identificare i colpevoli di queste violenze. Oltre ai facinorosi, la polizia è riuscita ad identificare anche i leader dei movimenti negazionisti che hanno istigato i presenti a commettere reati.
La questura in una nota scrive che oltre alle violenze i violenti hanno causato “un significativo calo del traffico commerciale, con conseguenti ingenti danni economici e gravi ripercussioni sulla regolarità dei servizi portuali e di gestione del traffico delle merci, obbligando molte navi a scaricare le merci in altri porti dell’alto Adriatico”.