Lavoratori stagionali, ne mancano 350mila: tutta colpa del reddito

La carenza cronica di lavoratori stagionali si sta tramutando in un fenomeno di difficile risoluzione nel nostro Paese. In Italia mancano all’appello 350 mila addetti per la stagione estiva alle porte e in molti si sono espressi indicando nel reddito di cittadinanza il principale motivo di questa ormai allarmante mancanza di personale.

Renzi: “Colpa del Reddito di Cittadinanza”

“Oggi l’allarme sui quotidiani: mancano 350 mila addetti per la stagione. Il ministro del turismo propone un decreto flussi per coprire con i migranti i posti di lavoro. Inutile girarci intorno: il reddito di cittadinanza è una follia” scrive Matteo Renzi sui suoi canali social.

Lavoratori stagionali: le parole di Garavaglia

“Dovremo prendere altri stranieri, altrimenti avremo problemi per la stagione. Mancano in Italia 350 mila lavoratori, qualcosa non funziona” ha affermato giorni fa il Ministro Garavaglia. In Veneto operatori e associazioni di categoria hanno chiesto alla Regione di prendere provvedimenti urgenti per la mancanza di personale nei settori già citati e l’assessore al Turismo Federico Caner, come riportato dal Corriere del Veneto, si è detto d’accordo.

Inapp, le parole di Fadda

“Per trovare i 350mila lavoratori stagionali che mancano in Italia bisogna intervenire in due direzioni: da un lato bisognerebbe intervenire per rendere più congrue le condizioni di lavoro in termini di reddito orario e, dall’altro, bisognerebbe abolire tutte le variabili che possono disincentivare la partecipazione al lavoro e introdurre elementi che forzino la partecipazione al lavoro”.

Lo dice il Presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda, a margine della presentazione delle iniziative per la settimana europea delle competenze professionali.

“Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza – dice Fadda – servirebbe una sospensione del reddito in caso di rifiuto di proposte di lavoro che siano congrue, già alla prima proposta. Poi bisognerebbe togliere anche disincentivo che porta a perdere il sussidio se si accetta il lavoro. In altri termini occorre trovare una forma di temporaneo cumulo tra sussidio e reddito da lavoro”.