La casa automobilistica Renault cede a partire da oggi le attività gestite in Russia allo Stato. Il passaggio di proprietà viene confermato in un comunicato del ministero dell’Industria e del commercio di Mosca:
“Sono stati firmati accordi per il trasferimento di asset russi dal gruppo Renault alla Federazione Russa e al governo di Mosca“.
La decisione dell’azienda francese matura a seguito della crisi riscontrata dopo l’invasione russa in Ucraina, che ha esposto Renault in una posizione scomoda. All’interno del pacchetto ceduto c’è anche la quota con cui controllava il marchio Avtovaz, produttore della Lada, mantenendo però l’opzione di riacquisto entro il 2028. Di seguito un estratto del comunicato della Losanga:
“Il Cda di Renault ha approvato all’unanimità la firma di accordi per la vendita del 100% delle azioni del Gruppo Renault in Renault Russia alla città di Mosca e della sua partecipazione del 67,69% in AVTOVAZ al NAMI (Istituto Centrale per la Ricerca e lo Sviluppo di Automobili e Motori)“.
+++#Renault: il cda del Gruppo ha approvato all’unanimità la vendita del 100% di Renault #Russia alla Città di #Mosca e del 67,69% in #Avtovaz all’Istituto di ricerca automobilistica Nami
— Class CNBC (@classcnbc) May 16, 2022
L’impianto in Russia di Renault produrrà auto elettriche
Lo stabilimento di Mosca passa dunque da Renault all’amministrazione comunale, che ha già le idee chiare sul suo futuro. A illustrarle è il primo cittadino della capitale, Sergei Sobyanin:
“Abbiamo intenzione di riprendere la produzione di auto con lo storico marchio Moskvich. L’impianto produrrà in futuro auto elettriche grazie alla collaborazione con il brand Kamaz“.
Il CEO italiano, Luca de Meo, di Renault ha voluto commentare la scelta imprenditoriale della Casa:
“Oggi abbiamo preso una decisione difficile ma necessaria, e stiamo facendo una scelta responsabile per i nostri 45.000 dipendenti in Russia.”
Un epilogo abbastanza scontato, data la partecipazione nelle quote societarie dello Stato francese, pari al 15%. Renault diventa così una delle tante aziende (circa 400 finora) che si ritira dal mercato russo, come forma di precauzione a medio-lungo termine.