Ormai da due mesi si assiste al braccio di ferro con la Russia, dopo che Vladimir Putin, con il fine di eludere le sanzioni internazionali, ha firmato un decreto che impone alle aziende estere di pagare le forniture esclusivamente in rubli. Ma lo scenario è precipitato nell'ultima settimana, quando Polonia e Bulgaria hanno visto azzerarsi il flusso di gas, successivamente la Finlandia ha denunciato lo stop russo alle forniture.
Stando alle prime indiscrezioni, la exit strategy a cui Bruxelles sta lavorando prevedrebbe una dichiarazione scritta delle aziende europee una volta che il pagamento può considerarsi effettuato. Al momento il contratto è rispettato quando la transazione si conclude, senza alcun accordo ufficiale. I 27 Stati sarebbero tuttavia lontani dall'unanimità di giudizio: Polonia, Olanda e le repubbliche baltiche vorrebbero sanzioni più aspre.
A proposito dei pagamenti, da valutare la posizione di Gazprom. Il colosso del gas russo ha sempre affermato di voler rispettare i contratti, garantendo il pagamento in euro o dollari. Ciò è riconducibile al trasferimento del denaro tramite il Centro nazionale di compensazione russo, organismo non colpito direttamente dalle sanzioni occidentali.