Ventiduesimo giorno di occupazione al Teatro Valle, la protesta va avanti e prende sempre più forma, coinvolgendo gli esponenti del mondo della cultura, del cinema e del teatro. Questa mattina all’interno del teatro occupato si è svolta una conferenza stampa, tenuta dai lavoratori dello spettacolo, che ripetevano un unico messaggio: “Il Teatro Valle deve rimanere pubblico”, magari trasformandosi in un “ente o fondazione” e soprattutto, come invocato anche da Elio Germano, intervenuto ai microfoni di Radio Manà Manà, in un “centro dedicato alla drammaturgia italiana e contemporanea”. Secondo l’attore i risultati raggiunti finora sono molti, uno su tutti è rappresentato “dall’enorme partecipazione di pubblico e addetti ai lavori alla causa”. “Il centro di drammaturgia – ha spiegato Germano – che potrebbe nascere in questa sede, andrebbe a colmare una lacuna importante nel nostro paese. Centri di questo tipo in Italia non ci sono, così potrebbe contribuire a formare drammaturghi esportabili anche all’estero”.

Dello stesso avviso anche il comico Leo Gullotta: “Questo è un teatro che esiste dal ‘700, motivo per cui rappresenta un patrimonio per tutti i cittadini romani da salvaguardare”. Gullotta ha voluto sottolineare che “la nostra non è una battaglia politica. Ciononostante dalle istituzioni, in particolar modo quelle governative, stentano a giungere risposte concilianti”.

A sostenere la causa anche l’attore Silvio Orlando, sempre sensibile alle tematiche riguardanti i tagli ad un settore fondamentale per il nostro paese come la cultura: “A prescindere dai risultati che si otterranno in questa sede, è importante che si sia creato un gruppo, un movimento di persone disposte a lottare per questa causa”.

Riguardo la  gestione del teatro, i lavoratori dello spettacolo hanno pensato a “nuove forme di gestione etiche” che prevedano una direzione “artistica plurale con la garanzia di un turn over”, un principio ‘ecologico’ che garantisca l’equilibrio nella distribuzione delle risorse fra piccole e grandi produzioni, l’equità nelle paghe, una politica dei prezzi accessibile, trasparenza nei bilanci e l’elaborazione di un “codice etico, modello per tutti i teatri e le compagnie”.

Un’altra novità che ha caratterizzato questo 22esimo giorno di occupazione è la lettera che i lavoratori dello spettacolo hanno inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per chiedergli di “sostenere la loro iniziativa” e dare il suo appoggio “affinché lo storico teatro rimanga pubblico”. “Chiediamo – continua la nota degli occupanti – che la Repubblica si assuma la responsabilità di salvaguardare il suo impegno di tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione così come è stabilito dalla Costituzione”.

Ugo Cataluddi