Prosegue il momento delicato che lo Sri Lanka sta vivendo da inizio marzo. La crisi, prima economica e poi anche politica, ha messo in grande difficoltà il Paese e, in particolare, i due fratelli Rajapaksa, uno presidente e l’altro primo ministro. Proprio quest’ultimo, nei giorni scorsi, è stato costretto a dimettersi, a causa dell’inasprimento delle proteste, portando l’esercito a sparare sulla gente.

Le motivazioni della crisi in Sri Lanka

La crisi sta causando gravi carenze di cibo, di carburante e di medicine. Il popolo, però, oltre ad accusare il governo per la cattiva prevenzione della stessa crisi, sta protestando per averla aggravata con anni di corruzione, scelte e investimenti sbagliati, politiche populiste e fallimentari. Ma le manifestazioni hanno qualcosa di eccezionale per un Paese come lo Sri Lanka, ossia la partecipazione di tutti i gruppi religiosi, cosa piuttosto rara viste le profonde divisioni. Anche i buddisti singalesi, di cui fanno parte i fratelli Rajapaksa, si sono uniti alle proteste.

Le dimissioni di Mahinda, dal ruolo di primo ministro, non hanno placato l’ira dei manifestanti, i quali hanno chiesto anche quelle del presidente. Nell’ultimo periodo, infatti, i suoi poteri sono cresciuti, arrivando tra le altre cose a includere la nomina di cariche importanti come giudici e capi della polizia.

I risvolti economici

Nelle ultime settimane lo stesso governo aveva cercato di minimizzare la crisi, nonostante il default della banca e la sospensione del pagamento del debito nazionale. Il tasso dell’inflazione, inoltre, ha raggiunto il 21% diventando il più alto della regione dell’Asia Pacifico. Inevitabilmente i prezzi di beni essenziali sono volati, con una mancanza, sempre maggiore, di cibo, carburante e medicine. Non sono mancate neanche le interruzioni di corrente e il servizio mensa nelle scuole è stato sospeso. Annullati anche gli esami per milioni di studenti vista la mancanza di carta. Lo Sri Lanka, infatti, è un Paese importatore, ma le sue riserve di valuta estera si sono ridotte al minimo. Secondo l’Economist quelle esistenti non bastano nemmeno a garantire una giornata intera di importazioni.

La mancanza di investimenti per rendere il Paese più indipendente dalle importazioni hanno peggiorato la situazione, così come quelli per aumentare e diversificare le esportazioni. Secondo un rapporto dell’Università di Harvard di qualche anno fa, questo è stato uno degli ostacoli principali alla crescita economica dello Sri Lanka. Per esempio a causa della mancanza di iniziative per migliorare strade e infrastrutture in modo da facilitare i trasporti e rendere il paese più dinamico e produttivo.

Tra i vari investimenti, a livello di infrastrutture, sbagliati ci sono l’aeroporto di internazionale Mattala Rajapaksa e il porto di Humbantota. Il primo è noto come ‘l’aeroporto più vuoto del mondo‘, diventando un’attrazione turistica per vedere i suoi ampi spazi inutilizzati. Entrambi sono stati costruiti grazie ad un debito contratto con la Cina. Debito che lo stato non può ripagare.