Ad oggi nel nostro Paese si contano oltre 1,34 milioni di imprese femminili e il loro numero, durante i due anni della pandemia, è rimasto sostanzialmente invariato.

Siamo ancora indietro in Italia in materia di imprese femminile, poco più di una su cinque. Ma la natura dell’imprenditoria rosa sta cambiando.

I dati dell’Osservatorio sulle imprese femminili in Italia di Unioncamere, elaborati per Il Sole 24 Ore, mettono a confronto la presenza delle donne nell’economia del nostro Paese prima e dopo la pandemia. Rispetto al 2019, per esempio, a fine 2021 il comparto che ha visto aumentare di più il numero di imprese femminili è quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+9,13%). E al secondo posto – con una crescita del 7% tra il 2019 e il 2021 – ci sono le attività finanziarie. A registrare tassi di crescita significativi ci sono inoltre il comparto dei servizi di informazione (+3,9%). E quello immobiliare (+4,8% rispetto al 2019). Secondo gli esperti di Unioncamere, questi dati sono sufficienti a indicare un nuovo trend. Uno spostamento della componente femminile verso settori a maggior valore aggiunto e che richiedono competenze più elevate.

A sostenere l’imprenditoria femminile ora sono arrivati anche i fondi del Pnrr, per l’esattezza 400 milioni di euro. Grazie appunto ai soldi europei del Recovery plan, ha aumentato la dotazione del fondo Impresa Donna da 40 a 160 milioni di euro. Si tratta in parte di contributi a fondo perduto e in parte di finanziamenti agevolati. Questi sono destinati tanto alle imprese esistenti che alle start up, fino a un massimo di 400mila euro ad azienda.  Dopo il commercio, il settore a più alta presenza di imprenditrici in Italia è quello agricolo. Si contano oltre 206mila aziende a conduzione femminile, oltre il 28% del totale. In molti casi sono proprio queste le aziende più innovative e attente alle tematiche della sostenibilità e della responsabilità sociale.

Per accelerare la transizione verso un’agricoltura più moderna, ci sono i fondi in arrivo con il Pnrr dei capitoli Missione 1 e Missione 2, in tutto 6,8 miliardi di euro. Di questi, 1,5 miliardi di euro sono destinati allo sviluppo degli impianti di agrofotovoltaico. Mentre 1,9 miliardi di euro dovranno aiutare – sempre nel campo delle energie rinnovabili in agricoltura – la diffusione degli impianti di biogas e biometano. Altri 500 milioni di euro, infine, andranno all’innovazione e alla meccanizzazione del comparto agricolo.

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