Il generale Claudio Graziano, capo del Comitato militare dell’Unione Europea, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera sulla guerra in Ucraina. In sintesi, l’ex maggiore dell’Esercito analizza i motivi per cui è necessario fornire armi a Kiev in questo momento. Non solo, ma spiega il suo punto di vista su ciò che Putin aveva previsto, prima di dover rivedere i suoi piani bellici.

È necessario rifornire di armi l’Ucraina per evitare che il conflitto degeneri. Se ciò non fosse stato fatto in prima battuta, Putin sarebbe facilmente arrivato ai confini della Georgia, della Bosnia e della Moldavia. Il Piano A di Putin, infatti, prevedeva un blitz lampo per impadronirsi di Kiev e forzare un accomodamento politico dall’Ucraina. Ossia l’instaurazione di un governo asservito. Ma già dopo 48 ore si era compreso che l’obiettivo non era raggiungibile“.

Generale Graziano: “L’Ucraina può farcela”

Il generale Graziano tende comunque a sottolineare con quanto coraggio abbia combattuto il popolo ucraino per difendere la propria patria:

La loro determinazione, unita al sostegno internazionale, sembra stia palesando un cambio di passo. Sembra presupporre che potremmo essere all’inizio di una nuova fase. Quella di fermare l’offensiva riguadagnando parte dei territori caduti sotto il controllo russo in questi 77 giorni“.

La sostanza però rimane la stessa, e descrive le ragioni favorevoli alla tesi del sostegno bellico:

Siamo di fronte a un’ingiustificata invasione da parte di uno Stato, la Russia di Putin, ai danni di uno Stato libero che ha il diritto e il dovere di difendersi. Per evitare che questa assertività russa si estenda ulteriormente è importante essere al fianco dell’Ucraina e impedire che il conflitto si allarghi“.

L’ex militare dell’Esercito aveva già rilasciato un’intervista a fine marzo a Repubblica, in cui parlava della necessità di costruire un lungo cordone militare lungo il confine del Donbass. La sua esperienza risulta preziosa nel capire quale sia la strategia russa, che spesso ha spiazzato gli analisti in merito a possibili ritirate da alcune città assediate.