Un incidente a tinte rosse, come quelle lanciategli contro dalla folla, quello che ha colpito l’ambasciatore russo in Polonia Sergey Andreev. Un’incidente che ha portato strascichi diplomatici di non poco conto.
L’aggressione all’ambasciatore russo
Il 9 maggio scorso l’ambasciatore russo Andreev, mentre era in corso la parata sulla piazza Rossa di Mosca per la 77° giornata della Vittoria contro la Germania nazista, si è recato al cimitero sovietico di Varsavia per deporre dei fiori sulle tombe dei soldati dell’Armata Rossa caduti durante la II guerra mondiale. Non è mancata la contestazione: centinaia di persone infatti sono scese in piazza per ribadire la loro posizione contraria alla guerra e a sostegno dell’Ucraina. Finché qualcuno non ha iniziato a lanciare sul diplomatico e sulla sua scorta una sostanza rossa, probabilmente vernice o sciroppo, che ha imbrattato Andreev. Al grido di “fascisti” e “assassini” la folla ha scelto il colore rosso per ricordare il sangue versato nel corso dell’Operazione speciale. I manifestanti avevano anche preso di mira alcuni monumenti risalenti all’epoca sovietica all’interno del cimitero: su di essi campeggiava, a tinte gialle e blu, campeggiava la scritta “uccidete Putin“.
La Russia chiede scuse formali
Mosca però ha deciso di non sorvolare sull’accaduto. A due giorni di distanza infatti, il portale di informazione russo Pravda riporta i movimenti diplomatici: l’ambasciatore polacco in Russia Krzysztof Krajewski è stato convocato mercoledì al ministero degli Esteri russo e ha informato che Mosca è in attesa di scuse ufficiali dalle autorità polacche. Non solo, perché la Russia ha anche sottolineato che la decisione su “ulteriori passi sarà presa in base alla reazione di Varsavia”. Secondo il ministero degli Esteri russo infatti “la Polonia non ha adempiuto a uno dei principali obblighi che ne derivano: non ha garantito l’immunità dei diplomatici russi“.