Sprechi alimentari. “Ci sono bambini che cibo non ne hanno”. Questa la frase ripetuta a tavola da molti genitori, per incitare i bambini a mangiare e a non sprecare la pietanza sul piatto. In altri termini insegnano che il cibo non va buttato, non solo perché è una buona pratica, ma è una vera e propria necessità. Ad oggi c’è una consapevolezza diversa sull’importanza di un consumo alimentare sostenibile, anche se i dati mostrano qualcosa di diverso. Il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, ha rivelato che gli italiani hanno gettato nella spazzatura circa 31mila kg di cibo a testa. Il 15% in più rispetto al 2020 e per un totale di 7 miliardi di euro andati in fumo.

Sprechi alimentari. Nei cassonetti finisce 1,3 miliardi di tonnellate di cibo

A fotografare in modo tragico il problema c’è anche Earth.org. Il sito, il 27 aprile 2022, in occasione della ricorrenza dello Stop Food Waste Day, ha riportato come ogni anno siano quasi 2,5 milioni le tonnellate di cibo che vengono sprecate. Su base planetaria ogni anno, il volume totale di cibo che finisce nei cassonetti arriva a 1,3 miliardi di tonnellate, pari al 13% del cibo prodotto. Di questi, ben 45 milioni provengono da contesto domestico e gli alimenti che con maggiore frequenza finiscono nel pattume sono frutta, verdura e pane.

Ad oggi quindi nel mondo si spreca più di 1/3 del cibo che viene prodotto. Nonostante ciò, è lampante la necessità di aumentare la produzione di alimenti almeno del 70% per nutrire una popolazione che conterà 9 miliardi nel 2050. Ma se si potessero recuperare tutte le perdite e gli scarti, si garantirebbe cibo, per un anno intero, a metà dell’attuale popolazione mondiale: 3,5 miliardi di persone.

 

Recup e Banco alimentare. Progetti e iniziative

Diverse associazioni, vista la situazione collaborano per ridurre gli sprechi. Recup e Banco alimentare sono associazioni che attraverso progetti strutturati combattono dispersioni alimentari ed esclusioni sociali. I beneficiari sono gli stessi esecutori del lavoro: in questo modo si crea un concetto di collaborazione e comunità tra persone diverse, una possibilità di scambio interculturale e intergenerazionale che prima mancava.

 

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