Giancarlo Giannini e la scomparsa del figlio
Un uomo dal carisma indiscusso, che alla soglia degli 80 anni, da compiere il prossimo 1° agosto, si racconta senza filtri, ripercorrendo gli attimi più intensi e dolorosi.
L’attore è tornato a raccontare il dramma della scomparsa del suo primogenito a «Ti Sento», il programma di Rai 2 condotto da Pierluigi Diaco.
Per Giancarlo Giannini, il dolore più grande mai provato, è stato per la scomparsa del figlio Lorenzo, il suo primogenito, morto a soli vent’anni a causa di un aneurisma, improvvisamente. Una sofferenza con cui fa i conti ogni giorno, nonostante siano passati anni, è una ferita che non può essere rimarginata.
«Quando morì mio figlio dissi: ora sta meglio lui di noi. Se n’è andato per un aneurisma, non so neanche come si chiami, voglio anche cancellare questa parola, è una vena che scoppia», ha aggiunto, specificando «ero a Milano, stavo facendo un film con Gassman. Presi un aereo e capii che forse non c’era più nulla da fare. L’unica cosa che potevo fare era quello in cui credo, io credo nel mistero, io credo in Dio, prego la notte sempre, sono fatto così. E quindi credo anche che la morte non sia questa cosa terribile. Certo è terribile per chi ci lascia, che è quello che si dice sempre “perché lui e non io?”. Vedere morire un figlio è una cosa terribile».
I ricordi di Giancarlo Giannini
L’attore nel corso dell’intervista ha anche lasciato affiorare i ricordi di quando da bambino fuggiva dalla guerra:
«L’ho vissuta, nel modo più violento: cannonate da una parte, bozzoli di cannoni? Sono immagini, avevo solo 2 o 3 anni io, però le ho vissute, ce le ho ancora negli occhi».
Alla domanda di Diaco se riesce in questi giorni, in queste settimane a guardare le immagini che arrivano dall’Ucraina, Giannini risponde:
«Da un po’ di tempo le guardo di meno, preferisco non vederle, perché so cosa vuol dire e perché la guerra è una delle cose più stronze che si possa fare, ecco l’uomo non può? Eppure c’è e non è che è nata ieri, è da quando è nato l’uomo che si fanno le guerre, no? L’unica cosa che posso dire è che la pace, se uno la vuole, non si fa con le armi. Tutto lì, quindi non voglio neanche giudicare, però continui a mandare armi perché? Perché sparino? E poi ci sono i morti? Scusa è normale, no? Quindi cerchiamo di trovare un altro modo, più semplice, per evitare di attizzare quel carbone di mia nonna per accendere il fuoco, se non c’è il carbone?».