Domani alle 16.00 il comitato referendario “Sì per la libertà, Sì per la giustizia” terrà una conferenza presso la sala stampa della Camera dei deputati, in vista dei referendum sulla giustizia che si terranno il prossimo 12 giugno. Il prof. Giovanni Guzzetta, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico Università di Tor Vergata, spiega al Tg Plus di Cusano Italia TV come è nato il comitato e qual è il suo approccio.
Guzzetta: “Sui referendum sulla giustizia l’informazione è ancora carente”
“Il comitato” spiega il prof. Guzzetta in un’intervista con Aurora Vena, “nasce dall’iniziativa di alcune personalità, molte delle quali legate alla Fondazione Einaudi, nella quale siedono tra gli altri Sabino Cassese e Carlo Nordio. L’idea di costituire questo comitato è nato dall’esigenza innanzitutto di informare in cittadini. Il referendum – ancora prima di decidere se si è per il si o per il no – è un fondamentale istituto di democrazia diretta. È l’unico istituto in cui i cittadini possono veramente assumere una decisione direttamente. Soprattutto in un Paese dove negli ultimi anni, per ragioni che conosciamo, ha visto l’attività e la vita civile quasi sospesa. Quindi è la prima occasione in cui tutti gli italiani sono chiamati a partecipare alla vita pubblica.
Abbiamo visto quanto il tema della giustizia è stato importante per la vita del Paese e quanto c’è una risposta da parte dei cittadini. Il referendum è un istituto sul quale bisogna innanzitutto essere informati e purtroppo l’informazione, a un mese di distanza, è ancora molto carente. Un po’ questa carenza è dovuta a ragioni oggettive: siamo in una situazione in cui assistiamo a una guerra che ci coinvolge da vicino. Però secondo me non è stato fatto abbastanza affinché i cittadini fossero informati. Prima di mobilitarsi i cittadini devono informarsi.
Nella storia degli ultimi vent’anni, le volte in cui si è voltato su due giorni è stato superiore alle volte in cui si è votato un giorno solo. In questa situazione particolare si sarebbe dovuto consentire il voto su due giorni perché il 12 giugno è una domenica, la prima domenica dopo che le scuole sono finite. Stiamo uscendo da una pandemia e siamo in una situazione di grande angoscia. Quindi capisco chi il 12 giugno desidera andarsene serenamente con la propria famiglia al mare o a fare una scampagnata. Consentire agli italiani di votare anche lunedì sarebbe stata anche una soluzione più adeguata al momento storico“.
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