Nei giorni dal 5 all’8 maggio scorso il Corpo degli Alpini ha celebrato la sua adunata nazionale. A Rimini però sono pesanti gli strascichi lasciati dalle 400mila penne nere che hanno inondato la città, soprattutto per quanto riguarda gli episodi di molestie riportate da diverse donne.

Cosa è successo a Rimini all’adunata degli Alpini

Secondo l’associazione Non Una di Meno della località romagnola, sarebbero centinaia le segnalazioni di molestie subite dagli Alpini nel corso della quattro giorni a Rimini. Ma anche i social pullulano di racconti raccapriccianti di molestie, catcalling, proposte oscene e razzismo.

La stessa associazione, sui social denuncia tanti estratti di ordinaria follia:

Le persone che lavorano nel settore turistico che hanno iniziato la già tristemente nota stagione estiva con turni massacranti, soprusi e ricatti di ogni genere per far fronte all’arrivo di oltre 400 mila persone in soli 4 giorni.
..se ti offrono da bere, devi bere anche tu e assecondarli”.
Le persone nere che hanno ricevuto insulti razzisti come “torna nella giungla”. Le persone rifugiate che sono scappate dalla guerra e si vedono sfilare davanti centinaia di militari, che devono ascoltare rumori di spari e vedere uomini in divisa mezzi ubriachi ovunque. Le donne e le persone lgbtqia+ che sono state prese d’assalto da orde di maschi imbevuti di machismo militaresco e “allegria”, che si è tradotta in catcalling senza freno alla fantasia, molestie sessuali, insulti, accerchiamenti, palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, sul posto di lavoro.

Gli Alpini però respingono le accuse

L’associazione Nazionale degli Alpini però non ci sta. Con una nota apparsa sul loro sito internet (dal titolo Presunte molestie, senza denunce), l’associazione

sottolinea che, dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia; rileva poi che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata.

Non solo, perché le penne nere quasi scaricano su terzi gli episodi più spiacevoli:

L’Ana, inoltre, fa notare che ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello “taroccato”, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini.