Il Parlamento di fatto ha bocciato la proposta di legge sul presidenzialismo alla francese fortemente voluta da Fratelli d’Italia. Con alcune votazioni successive sono stati approvati gli emendamenti soppressivi. Il presidente di turno, Ettore Rosato, a conclusione delle votazioni, ha spiegato che alla luce del risultato “non passeremo al voto finale sul testo”. La proposta, ha precisato, “si intende interamente respinta”.

L’appello al centrodestra

Prima del voto Giorgia Meloni aveva fatto appello a tutto il centrodestra affinché votasse compatto la proposta: “Arriva oggi la proposta di Fdi di riforma costituzionale in senso presidenziale, la madre di tutte le riforme per chiunque creda che la sovranità appartiene al popolo e per chi voglia una politica capace di decidere e di assumersi la responsabilità delle sue decisioni e per chiunque voglia garantire governabilità e la serietà, la credibilità, la libertà a livello internazionale che un governo con un forte mandato popolare può garantire. Vedremo chi ci sta ma sia chiaro che noi abbiamo presentato una pdl in senso semipresidenziale alla francese ma siamo disponibili a discutere di tutto purchè la maggioranza non voti l’emendamento soppressivo dell’intera proposta per scappare da questo dibattito”. Queste le parole che aveva usato Giorgia Meloni parlando con la stampa davanti a Montecitorio insieme a tutti i parlamentari di Fratelli d’Italia.

Il vero obiettivo di Giorgia Meloni

Insomma, Giorgia Meloni puntava tutte le sue carte sul presidenzialismo. E c’era più di un motivo, spiega chi la conosce bene: “Più che a palazzo Chigi è il Quirinale ciò a cui Giorgia punta veramente, ad essere cioè in futuro Presidente della Repubblica ma un presidente della Repubblica con poteri di governo come in Francia”.

Insomma, il presidenzialismo a Giorgia piace molto. Sono almeno due le ragioni, rivelano fonti di primissimo piano in Transatlantico: da un lato la paura di finire stritolata nei “giochi di palazzo” tipici dei governi italiani una volta arrivata a palazzo Chigi (pesano anche i non buoni rapporti con Bruxelles). Dall’altro lato le perplessità nei suoi confronti che, al di là dei tanti incontri di accreditamento fatti negli ultimi tempi anche presso l’ambasciata statunitense a Roma, ancora permangono da parte di Washington (tanto più che ora e per qualche anno ancora l’amministrazione Usa sarà a guida democratica). Altra cosa sarebbe stato con un repubblicano alla Casa Bianca.

Per questo ai piani alti di Fratelli d’Italia stanno seriamente pensando che anche in caso di vittoria potrebbe essere meglio stare fermi un giro, trovare un nome in accordo con la coalizione per Palazzo Chigi (Tremonti e Nordio sarebbero molto graditi alla Meloni) e procurarsi un piano B per il futuro. Piano B che per l’appunto prevedeva un presidenzialismo con poteri di governo. Piano che però è stato subito bocciato dal Parlamento. Ma che potrebbe essere riesumato in futuro.