75esimo di guerra tra Russia e Ucraina, quello che per Putin sarebbe dovuto essere il giorno della Vittoria, così come avvenuto nel 1945. Il 9 maggio è una data speciale per l’ex-Urss, che festeggia il Giorno della Vittoria, l’anniversario della liberazione dal dominio nazista. Tutto il mondo attendeva con ansia il discorso di Vladimir Putin nella Piazza Rossa a Mosca, i cui contenuti hanno spiazzato gli analisti.
Intanto a Strasburgo andava in scena la Conferenza sul Futuro dell’Europa, con Metsola, Von der Leyen e Macron presenti. In generale è stata una giornata ricca di dichiarazioni internazionali, anche sulla scia del G7 di ieri.
Il discorso a Mosca di Putin e la replica di Zelensky
Circa alle 9.45 italiane Vladimir Putin ha pronunciato il discorso celebrativo del V-Day, tornando a concentrarsi sul concetto di denazificazione. Il punto saliente del discorso riguarda l’accusa alla Nato di aver provocato la Russia progettando un attacco al Donbass e alla Crimea. In un secondo momento il leader del Cremlino ha confermato l’intenzione di andare fino in fondo.
L’Ucraina aveva celebrato ieri la Giornata della Vittoria, con il presidente Volodymyr Zelensky che aveva pubblicato un videomessaggio chiaro tra presente e futuro. Il leader di Kiev è tornato a parlare, commentando così il discorso di Putin:
“Stiamo lottando per la libertà dei nostri figli e quindi vinceremo, Molto presto ci saranno due giornate della vittoria in Ucraina mentre qualcuno non ne avrà nessuna“.
Il rimpallo tra le diplomazie di Mosca e Kiev
A fare da contorno ai due leader le rispettive delegazioni diplomatiche. Da un lato la Russia comunica tramite le agenzie stampa governative di non aver interrotto i negoziati di pace. Inoltre non sarebbe in programma l’annessione dell’oblast di Cherson con la Crimea.
Sul fronte di Kiev è il negoziatore di Zelensky, Mykhailo Podolyak, a commentare l’accaduto su Twitter. Di fatto, Podolyak rispedisce al mittente le accuse di Putin, parlando di “malate ambizioni imperialiste russe” e di un discorso “da Paese perdente”. Intanto l’Ucraina ha chiesto e ottenuto una sessione straordinaria del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per i crimini di guerra commessi dalla Russia sul suo territorio.
Giornata ricca di dichiarazioni dall’Unione Europea
Particolarmente fitta l’agenda di dichiarazione dei rappresentanti dell’Unione Europea. Il primo in ordine cronologico è l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell. La sua idea consiste nell’utilizzare le finanze russe attualmente in stallo per sostenere il costo della ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra. Una proposta definita “illegale” dal Cremlino.
L’evento chiave della giornata era la Conferenza sul Futuro dell’Ue, dove sono intervenuti il presidente francese Emmanuel Macron insieme a Ursula Von der Leyen e alla padrona di casa Roberta Metsola. Tra i temi toccati l’annessione dell’Ucraina all’Unione, il cui iter burocratico entra in una nuova fase. Macron ha poi ribadito come l’Europa non sia in guerra con la Russia.
Assente Charles Michel, presidente del Consiglio Ue, impegnato in una visita a sorpresa a Odessa. Qui ha incontrato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, dimostrando la vicinanza istituzionale al popolo di Kiev L’incontro è stato poi interrotto a causa di nuovi bombardamenti su Odessa.
Le critiche di Gran Bretagna e Germania e il caso Varsavia
“Con l’invasione dell’Ucraina, Putin e la sua cerchia ristretta di generali rispecchiano il fascismo e la tirannia di 77 anni fa, ripetendo gli errori del regime totalitario del secolo scorso“. Il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace non usa giri di parole per descrivere il conflitto.
Diversa la posizione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, impegnato in un incontro con il presidente cinese Xi Jinping. Dopo un’iniziale distacco, nel pomeriggio sono arrivate anche le sue parole di netta condanna, sostenendo che “Putin non ci lascia altra scelta, ha messo in gioco la pace in Europa, perciò aiutiamo l’Ucraina“.
In Polonia, al contempo, si è passati dalle parole ai fatti. L’ambasciatore russo a Varsavia, Sergei Andreev, è stato contestato da un gruppo di persone che gli hanno gettato addosso vernice rossa mentre deponeva una corona di fiori all cimitero dei caduti sovietici nella capitale polacca, in occasione della Giornata della Vittoria.