Senza cultura non si va da nessuna parte e ci si sente intrappolati, imprigionati. Vi racconto storie molto diverse tra loro per il luogo in cui avvengono ma hanno un comune denominatore: la necessità di formazione.
Nell’agenda “interna” dei partiti torna la preparazione, quella che nella Prima Repubblica veniva raggiunta con le scuole di partito. Molto frequentate erano quelle del Partito comunista alle Frattocchie e della Democrazia cristiana alla Camilluccia ma erano autentiche scuole di formazione della classe dirigente le assemblee di sezione, i congressi e contribuivano a preparare gli amministratori e i politici del futuro anche i campi scuola dell’Azione cattolica, degli scout e i campi hobbit.
Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle ha accantonato lo slogan “uno vale uno” per avviare una scuola di formazione per i suoi dirigenti invitando intellettuali e manager e da mesi il fondatore e presidente di Unicusano, Stefano Bandecchi, ha lanciato l’Universitas Libertatis “per preparare una classe politica di eccellenza capace di affrontare il dibattito democratico e di condurre il ragionamento e l’azione di governo e quella amministrativa sulla base di una robusta preparazione scientifica”. Insomma, si è capito che per affrontare le sfide di questo tempo c’è bisogno di tornare alla formazione, alla preparazione, alla lettura dei libri perchè non basta un tweet per capire come va il mondo. Leggere rende più liberi, più parole si conoscono e più si regge il confronto con gli altri e si fa il bene della comunità.
Originale iniziativa in Bolivia: più leggi e meno resti in carcere
A questo proposito è da segnalare un’importante e originale iniziativa presa nelle carceri della Bolivia: i detenuti possono diminuire la loro pena di alcuni giorni e addirittura settimane leggendo libri. Così si promuove l’alfabetizzazione e si aiutano le persone a diminuire il periodo di detenzione con attività utili. I detenuti leggono i libri e fanno test di comprensione della lettura per ottenere uno sconto di pena. Quindi, anche dietro le sbarre si è capito che la formazione conta.
Stefano Bisi