L’affondo di Giuseppe Conte per restare al governo guidato da Mario Draghi si fa ancora più serrato. Ed emergono altri malumori che valicano la sola questione dell’invio di armi a Kiev. A cominciare dall’ostilità mostrata da Draghi nei confronti del Superbonus 110%, finendo al nodo termovalorizzatore a Roma.
L’ex premier ha affrontato i temi attuali della politica italiana in una lunga diretta Instagram:
“Noi non possiamo venir meno ai nostri valori, sosteniamo lealmente il governo. Non siamo al governo per delle ambizioni personali e rimarremo soltanto determinate condizioni. Il superbonus ci permette di realizzare una transizione ecologica democratica, alla portata di tutti, partecipata, inclusiva e dal basso. Fin quando ci siamo noi, sarà così“.
Noi non siamo ambientalisti con i giardini degli altri. Noi non siamo ecologisti della domenica.
Noi siamo realmente ecologisti. pic.twitter.com/x6mXpHrINc— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) May 7, 2022
Conte, ultimatum al governo Draghi?
Per Giuseppe Conte la transizione ecologica, in cui rientrano sia il cavillo del Superbonus che il “no” al termovalorizzatore, è il motivo principale che ha spinto il M5S a sostenere il governo di unità nazionale. Il segretario pentastellato paragona l’inserimento dell’inceneritore a Roma nel Decreto Aiuti “una cambiale in bianco da firmare”. C’è invece totale freddezza nei confronti delle altre forze politiche.
Poi un nuovo passaggio sull’invio di armi a Kiev e la contestuale assenza di un riferimento in Parlamento da parte del premier:
“La corsa al riarmo è una follia. L’Italia si faccia promotrice di una soluzione negoziale. Sono meravigliato che non ci sia stata la possibilità per il premier di parlare in Parlamento prima del viaggio negli Usa. Strano anche che nessuna altra forza politica si sia associata a questa richiesta“.
“Superbonus? Perché parlarne male in Europa deprezzando una misura a cui hanno applaudito in molti e per cui ci siamo meritati la prima rata del Pnrr?”.
Di Maio: “Sostegno al Movimento ma fiducia in Draghi”
La prima risposta alle parole di Conte arriva dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Le due anime pentastellate faticano a coesistere, ma il titolare della Farnesina supporta l’operato del leader:
“Il nuovo corso del Movimento ha tutto il mio sostegno. Al contempo, l’approccio del governo italiano è quello di costruire un’escalation diplomatica, non militare. Anche con la visita del presidente del Consiglio negli Usa si continuerà a lavorare nell’ottica della pace in Ucraina“.
A gettare benzina sul fuoco delle polemiche è Vito Petrocelli, capo della Commissione Esteri al Senato su Twitter:
“L’unica scelta politica vera è fermare l’invio di tutte le armi e togliere la fiducia a Draghi. Tutto il resto sono chiacchiere e propaganda elettorale, perché tutti i partiti hanno votato la delega in bianco per armare l’Ucraina fino a dicembre 2022“.