Si è costituito il “Comitato per il NO ai referendum sulla giustizia” su cui si voterà il prossimo 12 giugno. Nel comunicato che ne da notizia, diramato dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC), si spiegano anche le ragioni del NO a tutti e cinque i quesiti promossi da Radicali e Lega.

Referendum giustizia: le ragioni del NO

I promotori sostengono che i referendum in questione non vanno a migliorare i diritti e la domanda di giustizia da parte dei cittadini. Ma esprimono una diffidenza nei confronti della magistratura e del controllo di legalità.

In particolare, il quesito che riguarda la riforma del Csm e quello sulla equa valutazione dei magistrati, secondo il comitato, sono del tutto irrilevanti ai fini di un migliore funzionamento della giustizia. Il quesito sulla divisione delle carriere avrebbe invece come effetto un allontanamento del Pubblico Ministero dalla cultura della giurisdizione.

Il referendum sulla custodia cautelare è bollato poi come “ingannevole” perché si riferisce sia alle misure che a quelle interdittive. La vittoria del “Si” impedirebbe quindi la custodia cautelare non solo per chi ha commesso reati gravi, ma anche, ad esempio, l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge violento.

Infine, secondo il comitato, il quesito sulla legge Severino punta ad abroga l’intera disciplina. Quella che riguarda la decadenza e l’incandidabilità degli eletti condannati con sentenza definitiva a una pena superiore a due anni.

Per saperne di più guarda l’intervista a Giuseppe Salmè. L’ex magistrato e membro del Comitato per il NO, è intervenuto al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.

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