Clamorosa svolta nel processo Mps (Monte Paschi di Siena) in appello. La Corte d’Appello di Milano ha infatti assolto tutti i 16 imputati, ribaltando così la sentenza di primo grado. Tra di loro l’ex presidente Mps Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni, ma anche alcuni istituti bancari. Cadono dunque le accuse di manipolazione del mercato, falso in bilancio, in prospetto e ostacolo all’autorità di vigilanza per coprire le perdite registrate dalla banca tra il 2008 e il 2012 dopo l’acquisizione di Antonveneta. Vengono inoltre annullate le confische agli enti per un totale di circa 150 milioni.
#MPS ribaltata sentenza di primo grado nei confronti dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex dg Antonio Vigni, imputati per presunte irregolarità in operazioni finanziarie usate per occultare le perdite causate dall’acquisto di Antonvenetahttps://t.co/PFqhxOqzFh
— Tg La7 (@TgLa7) May 6, 2022
Processo Mps, l’esultanza dei legali
Gli indagati nel processo Mps sono ufficialmente assolti in appello. In cima alla lista figurava l’ex presidente della banca senese, Giuseppe Mussari, condannato a 7 anni e mezzo in primo grado. Grande soddisfazione da parte della schiera di avvocati che lo hanno difeso:
“L’avvocato Mussari non è più quel che era quando questa vicenda è iniziata, e nessuno gli restituirà nulla. Su questo, forse, dovremmo tutti riflettere. Una vicenda montata sulle menzogne di personaggi privi di scrupoli“.
Insieme a lui anche l’ex direttore generale Antonio Vigni e le banche Deutsche Bank AG, la sua filiale londinese e Nomura. Anche i legali di Vigni possono sorridere:
“È stata fatta giustizia. Grazie alla corte di Appello di Milano per questa decisione che finalmente restituisce ad Antonio Vigni la serenità che meritava. Anni di sofferenza vengono spazzati via da questa sentenza che afferma la sua totale innocenza“.
Il nuovo scenario getta nuove ombre sul processo di privatizzazione di Mps, alla disperata ricerca di salvezza. Fonti governative confermano il progressivo abbandono del Ministero dell’Economia e delle Finanze, oggi in possesso del 64% delle quote societarie.